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Venerdì, 29 Marzo 2024
Crisi Russia-Ucraina

La Russia si salva ancora dalle ‘vere’ sanzioni Ue: a Bruxelles passa l’approccio graduale

Mentre i soldati di Putin arrivano a Kiev, i leader europei preferiscono tenere da parte l’esclusione dal sistema Swift per i pagamenti bancari e i provvedimenti sul gas

Morire per Kiev non è mai stata un’opzione per gli europei e per la Nato. Il Paese è fuori dall’Alleanza transatlantica e ciò significa che non rientra sotto l’ombrello difensivo del Patto siglato per fronteggiare proprio il potere militare di Mosca. Esclusa in partenza ogni azione armata in difesa di Kiev, la novità delle ultime ore - arrivata dal Consiglio europeo - è che l’Ue non è pronta nemmeno a mettere seriamente mano al portafoglio per salvare gli ucraini. 

Le sanzioni europee concordate dai ventisette leader e che entreranno in vigore nelle prossime ore non includeranno infatti né l’esclusione della Russia dal sistema Swift e tantomeno le misure economiche sul gas che l’Ue importa dalla Federazione. I leader Ue riuniti a Bruxelles hanno invece preferito un “approccio graduale”, tenendo nel cassetto le sanzioni più dure. 

Le nuove misure, si legge nelle conclusioni approvate nella notte dai leader, “imporranno conseguenze massicce e gravi alla Russia per la sua azione” e andranno a colpire “il settore finanziario, i settori dell'energia (ma non la vendita di gas, ndr) e dei trasporti, i beni a duplice uso, nonché il controllo e il finanziamento delle esportazioni, la politica dei visti ed elenchi aggiuntivi di cittadini russi”. Di fatto, un rafforzamento delle sanzioni decise dopo l’annessione della Crimea nel 2014. Ma ancora troppo poco, secondo tanti osservatori, per convincere i carri armati russi a ingranare la retromarcia. 

L’eventuale estromissione di Mosca dal sistema Swift - una misura richiesta a gran voce da alcuni Paesi dell’Est Europa e dal Parlamento europeo, ma per ora bocciata dai leader - avrebbe invece tagliato fuori la Russia dalla maggior parte delle transazioni finanziarie internazionali, andando a colpire anche i profitti della produzione di petrolio e gas, settori che rappresentano oltre il 40% delle entrate del Paese.

Anche un intervento diretto sul gas avrebbe avuto effetti immediati sull’economia russa, magari con l’estensione delle attuali sanzioni - introdotte dopo l’annessione della Crimea - che già colpiscono quattro settori: accesso ai finanziamenti, armi, beni a duplice uso (civile e militare) e tecnologie specifiche per la produzione o l'esplorazione delle risorse petrolifere.

Tuttavia, sia l’esclusione dal sistema Swift che le sanzioni sul gas avrebbero avuto un effetto collaterale non di poco conto: quello che provocare un danno economico sia al sanzionato che al sanzionante. I Paesi dell’Ue, Germania e Italia in testa, hanno infatti forti relazioni economiche con la Russia e l’eventuale rottura improvvisa dei rapporti finanziari avrebbe colpito anche le aziende dei Paesi Ue. Per non parlare dell’ormai arcinota dipendenza europea dal gas russo che mette Bruxelles nell’imbarazzante situazione di dover fare i conti con la realpolitik energetica basata sulle fonti fossili, dopo mesi di annunci e discorsi sulla transizione verde promessa col Green deal. A parte le questioni ambientali, l’Ue si trova a dover fare i conti all’improvviso con la dipendenza energetica da quello che fino a ieri era considerato “un Paese partner”, anche se dal carattere difficile, e che nelle ultime ore è via via scivolato in fondo alla ‘classifica’ degli Stati con cui Bruxelles vuole avere a che fare.

Le dichiarazioni dei leader europei in arrivo al summit di ieri lasciano pochi spazi d’interpretazione. “Putin non è il tipo di leader con cui ora si possa negoziare”, ha avvertito Sanna Marin, premier finlandese. “Ci vogliono sanzioni che 'mordano' e non che si limitino ad abbaiare”, ha invece auspicato il premier belga, Alexander De Croo, che ha annunciato anche misure nazionali contro la Russia “che renderanno più difficile per le istituzioni finanziarie e per le aziende russe accedere ai mercati”. “Una soluzione diplomatica al momento è completamente esclusa”, ha tagliato corto Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per la Politica estera. “Una potenza nucleare” ha avvertito Borrell “sta lanciando un attacco brutale e ingiustificato contro il suo vicino e minaccia con armi nucleari chiunque voglia andare in soccorso dell'Ucraina. Realizzate quanto sia grave questa situazione?”, si è sfogato il capo della diplomazia Ue.

Ma il premio per la sincerità se lo è sicuramente guadagnato Xavier Bettel, primo ministro del Lussemburgo. “Di fatto le sanzioni sono la sola leva politica che abbiamo a disposizione e questo è il problema”, ha ammesso il premier del Granducato. “Anche una volta in vigore - ha aggiunto - si faranno sentire in Russia solo dopo giorni o settimane”. Un lasso di tempo che permetterà a Mosca di portare a termine l’operazione militare pianificata da mesi nei minimi particolari. “Non chiedete al Lussemburgo di mandare armi all’Ucraina”, ha poi scherzato Bettel coi giornalisti "perché noi non ne produciamo". “Per me la cosa più importante è aiutare la popolazione e non è mandando armi che la aiuteremo”, ha concluso il lussemburghese.

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