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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Russia, paura per l'oppositore di Putin: "Navalny è stato avvelenato"

È in "gravi condizioni" il popolare attivista anti-corruzione che ha fondato un blog nel 2007. Da allora ha subito attacchi e processi ritenuti irregolari dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Nel 2013 arrivò secondo alle elezioni comunali di Mosca

Il leader dell'opposizione russa Alexei Navalny si trova in stato di incoscienza ed è ricoverato in terapia intensiva dopo essere stato apparentemente avvelenato. A dare la notizia in un altro tweet è Kira Yarmysh, portavoce della Fondazione anti-corruzione fondata da Navalny nel 2011. I medici dell'ospedale di Omsk, in cui è ricoverato il politico 44enne, confermano che Navalny  è in “condizioni gravi”, riporta l’agenzia Tass.

Il precedente

“Un anno fa, Alexei era stato avvelenato in carcere”, ricorda ancora la Yarmysh. All'epoca Navalny, ebbe una grave reazione allergica e un medico, ricorda il Guardian, parlò di possibili conseguenze da avvelenamento. In queste settimane, Navalny era impegnato in un tour in diverse città della Siberia per sostenere i candidati alle elezioni locali del mese prossimo che vedranno coinvolti 40 milioni di elettori.

Dal blog alla politica

Come riportato dall’agenzia Adnkronos, Navalny ha iniziato a farsi conoscere nel 2007 con un seguitissimo blog, dove dettagliava le sue accuse di corruzione contro il sistema di potere russo. A sostegno della sua crociata ha comprato azioni in alcune delle principali società petrolifere e bancarie del Paese, in modo da poter intervenire nelle assemblee degli azionisti reclamando maggior trasparenza. Negli anni è diventato il volto principale dell'opposizione russa a Vladimir Putin. Le sue accuse puntuali, il linguaggio breve e tagliente, oltre all'uso attento dei social lo hanno reso popolarissimo fra i giovani russi. L'etichetta di “partito dei ladri e degli imbroglioni” da lui appiccicata a Russia Unita, il partito di Putin, è ormai diventata un modo di dire diffuso in tutto il paese. 

La corsa a sindaco di Mosca

Negli anni scorsi ha realizzato un documentario anti corruzione, che ha avuto decine di milioni di visualizzazioni sul web, sul tesoro immobiliare segreto del primo ministro Dmitri Medvedev. Alle elezioni parlamentari del 2011, Navalny non si candida ma diventa uno dei protagonisti della protesta contro i brogli. Condannato a 15 giorni di carcere dopo la manifestazione di proteste del 5 dicembre sarà poi uno dei principali oratori della manifestazione del 24 dello stesso mese, a cui parteciparono oltre 120mila persone. Alto, biondo, carismatico, il 44enne Navalny piace anche per il suo profilo borghese di avvocato moscovita, sposato e padre di due bambini. Nel 2013 viene condannato a cinque anni per corruzione in un processo dal sapore chiaramente politico. In attesa dell'appello, la condanna non gli impedisce di partecipare alle elezioni per il sindaco di Mosca, dove arriva secondo con il 27,2% dietro al candidato sostenuto dal Governo Sergei Sobyanin.

Processi e attacchi 

Annullato dalla Corte suprema russa, dopo le critiche del Corte europea dei diritti umani, il processo a suo carico è stato ripetuto nel febbraio 2017 con la stessa condanna in primo grado, che gli impedirà poi la partecipazione alle elezioni presidenziali del 2018, per sfidare direttamente Putin. Sempre nel 2017 divenne virale sui social la foto di un attacco da lui subito quando fu aggredito da uno sconosciuto che gli lanciò in faccia della zelyonka, un liquido verde usato come antisettico, mentre stava facendo campagna a Barnaul, in Siberia. Impassibile, Navalny svolse il suo comizio e poi postò la foto del suo volto verde su Twitter, commentando che sembrava Shrek o The Mask. Il programma politico di Navalny è incentrato soprattutto sulla lotta alla corruzione. È stato accusato di simpatie nazionaliste, ed è controversa la sua posizione sui separatisti filorussi in Ucraina orientale e sull'annessione della Crimea. In un’intervista nel 2014 infatti pur criticando il modo con cui Putin “ha occupato” la Crimea in violazione delle leggi internazionali, concluse: “la realtà è che la Crimea ora è parte della Russia, è nostra”.

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