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Giovedì, 25 Aprile 2024
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In Russia chiusa l'Ong per i diritti umani che denunciava gli orrori dei gulag (e criticava Putin)

L'organizzazione Memorial condannata in base alla legge sui finanziamenti dall'estero. Per l'accusa dipingeva una falsa immagine dell'Urss, ma la difesa parla di una decisione politica

La Corte Suprema russa ha ordinato la chiusura di Memorial, la più vecchia organizzazione per la difesa dei diritti umani. L'organizzazione è stata condannata in base alla controversa legge sulle Ong, che richiede ai gruppi finanziati dall'estero di contrassegnare chiaramente tutto il loro materiale informativo, anche un semplice post, come emesso da "un agente straniero". I gruppi di opposizione sostengono invece che Memorial abbia suscitato le ire del governo raccogliendo informazioni su milioni di persone uccise nei gulag e durante il periodo del governo di Josef Stalin ai tempi dell'Unione sovietica.

Decine di persone si sono radunate a temperature gelide per sostenere il Memorial davanti all'edificio della Corte Suprema di Mosca, e hanno gridato "vergogna!" quando è stata resa nota la sentenza. "La vera ragione della chiusura di Memorial è che l'ufficio del procuratore non gradisce il suo lavoro per riabilitare le vittime del terrore sovietico", ha dichiarato alla Cnn,Tatiana Glushkova, l'avvocato del gruppo annunciando il ricorso. Memorial è stato fondato alla fine degli anni '80 per documentare le repressioni politiche condotte sotto l'Unione Sovietica, costruendo un database delle vittime del Grande Terrore e dei gulag.

Come riporta la tedesca Deutsche Welle rivolgendosi alla Corte Suprema, il procuratore Alexei Zhafyarov ha affermato che l'organizzazione stava distorcendo la storia. "È ovvio che Memorial crea una falsa immagine dell'Urss dipingendola come uno Stato terrorista e speculando sul tema della repressione politica del 20esimo secolo", ha detto Zhafyarov durante l'udienza. A suo avviso l'ampio elenco di vittime della repressione stalinista conteneva anche "delinquenti nazisti con il sangue di cittadini sovietici sulle mani". "Questo è il motivo per cui noi, i discendenti dei vincitori” della seconda guerra mondiale, “siamo costretti a guardare ai tentativi di riabilitare i traditori della madrepatria e i collaboratori nazisti", ha detto. Genri Reznik, un avvocato che ha rappresentato l'organizzazione, ha definito la decisione della Corte "politica", aggiungendo che l'udienza gli ha ricordato i processi farsa sovietici degli anni '30. La giudice Nazarova, ha invece parlato di violazioni "ripetute" e "grosse" delle leggi russe sugli agenti stranieri, una designazione che Memorial ha chiamato politicamente motivata ma che comunque ha affermato di aver seguito.

La Ong era stata fondata nel 1989, negli ultimi anni prima della fine dell'Unione Sovietica, e il suo primo residentedissidente e premio Nobel Andrei Sakharov, a cui poi il Parlamento europeo ha dedicato il suo premio per la libertà di pensiero. Ora è composto da due entità legali: Memorial International, che si occupa di crimini dell'era sovietica, e Memorial Human Rights Center, che si occupa di prigionieri politici nella Russia moderna. Quest'ultima branca si è pronunciata anche a favore del critico del Cremlino Alexei Navalny e di altri oppositori del presidente Vladimir Putin.

Ieri il presidente di Memorial, lo storico russo Yuri Dmitriev era stato anche condannato dal tribunale della città di Petrozavodsk, a 15 anni di carcere al termine di un ennesimo processo a suo carico, con la revisione di un processo che si era concluso nel 2020 con una condanna a 13 anni. "Il processo è basato su accusa dalle quali Dmitriev era già stato assolto due volte", ha affermato Andrea Gullotta, presidente di Memorial Italia. Lo storico russo era stato accusato di pedopornografia e possesso di una parte di un fucile da caccia, accuse che, lui così come Memorial, hanno sempre respinto come motivate politicamente.

Dmitriev era stato arrestato e incriminato nel dicembre del 2016 e prosciolto due anni dopo, nell'aprile del 2018, da tutte le accuse esclusa quella riguardo al possesso di armi. Due mesi dopo, la Corte suprema regionale aveva rinviato il caso al tribunale. Per questo, Dmitriev era stato di nuovo condannato a 13 anni. Dmitriev aveva anche lavorato per l'apertura del memoriale di Sandarmokh e ha contribuito alla compilazione di un libro con i nomi di oltre 6mila persone uccise dalla polizia segreta di Stalin nella foresta.

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