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Sabato, 20 Aprile 2024
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"Riunioni senza bianchi", la destra chiede la dissoluzione del sindacato (e la sinistra si spacca)

Un'organizzazione studentesca in Francia ha spiegato che vengono organizzate alcune volte l'anno per discutere di temi come il razzismo. La vicesindaca di Parigi afferma che chi non appartiene a minoranze etniche a volte dovrebbe “ascoltare e fare da spettatore” e infuria il dibattito

Il tema del razzismo e di come affrontarlo sta spaccando la Francia, non solo nella classica contrapposizione tra destra e sinistra, ma con un dibattito piuttosto serrato all'interno della stessa sinistra. A scatenare la discussione è stata la notizia che l'Unione nazionale degli studenti della Francia (Unef) ha organizzato alcuni dibattiti nei quali i “bianchi” sarebbero stati esclusi. La presidente Mélanie Luce ha spiegato che questi incontri si tengono due o tre volte all'anno nel sindacato studentesco. Immediatamente diversi deputati e senatori della destra del Paese, in particolare dei partiti repubblicani e del Rassemblement National di Marine Le Pen, hanno chiesto lo scioglimento dell'Unef, mentre il ministro della Pubblica istruzione, Jean-Michel Blanquer, del partito La République En Marche di Emmanuel Macron, ha parlato di riunioni che "somigliano al fascismo".

A schierarsi con il sindacato è stata invece Audrey Pulvar, vice sindaco di sinistra di Parigi ed ex conduttrice televisiva, che ha detto che ai bianchi dovrebbe "essere chiesto di tacere e ascoltare come spettatori" quando sono presenti a una riunione di persone di minoranza etnica e nera che discutono di discriminazione. "Le persone che subiscono discriminazioni per gli stessi motivi e allo stesso modo, sentono il bisogno di incontrarsi per discuterne", ha detto la 49enne Pulvar, nata in Martinica. La socialista sindaca della capitale, Anne Hidalgo, ha invece criticato l'idea delle riunioni senza bianchi affermando che "il campo della politica non è una sessione di terapia, è il dominio dell'universale, dove cerchiamo l'unità e difendiamo i nostri valori secolaristi”. I conservatori sono stati ovviamente più severi contro l'idea e hanno adottato il termine "islamo-sinistra" per la cultura progressista francese accusando alcuni dei suoi sostenitori addirittura di simpatizzare con gli islamici radicali sulla base del fatto che sono vittime di discriminazione. Valérie Pecresse, membro dei Les Republicains, ha accusato Pulvar di promuovere "un tipo di razzismo 'accettabile'".

Ma le parole di Pulvar hanno scatenato anche le critiche del Partito socialista, che sta cercando di ricostruire i suoi consensi dopo la tremenda sconfitta alle elezioni del 2017. Le affermazioni della vice sindaca sono "più che goffe, sono deplorevoli, non corrispondono alle nostre idee comuni, a nessuno dovrebbe essere chiesto di tacere", ha detto il leader del partito Olivier Faure. Il presidente Macron ha attaccato "le teorie delle scienze sociali importate dagli Stati Uniti", che a suo avviso starebbero danneggiando l'unità nazionale opponendosi ai valori francesi tra cui la laicità o l'esclusione della religione dalla vita pubblica.

In seguito al polverone scatenato la vicesindaca di Parigi ha provato a chiarire meglio il suo pensiero in un intervento su Le Monde. “Io rifiuto il principio delle riunioni totalmente chiuse”, ha affermato, spiegando di avere “semplicemente invitato ad ascoltare, senza interrompere, le parole delle vittime, che devono poter essere le prime a parlare”, accusando “la destra e l'estrema destra” di aver “voluto far credere alla gente che volevo togliere la parola” ai bianchi.

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