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Venerdì, 1 Dicembre 2023
Il caso

Lo Stato paga in ritardo le imprese. E adesso rischia un multa salata

La Commissione Ue ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia europea per il ritardo nei pagamenti della pubblica amministrazione. È la seconda volta negli ultimi sei anni

Lo Stato italiano continua a pagare in ritardo i suoi fornitori di beni e servizi. E adesso rischia di pagare una multa pesante all'Unione europea. La Commissione Ue ha infatti deciso di portare il nostro Paese davanti la Corte di giustizia europea, dopo un braccio di ferro che dura da diversi anni. 

La normativa Ue in merito, infatti, risale al 2011: si tratta di una direttiva che impone alle amministrazioni pubbliche di saldare le fatture entro 30 giorni dall'acquisto o dalla fornitura di un servizio da parte di un'impresa esterna. La deadline sale a 60 giorni per gli ospedali pubblici. L'Italia è già stata condannata dalla Corte Ue nel 2020 per tali ritardi. A inizio 2023, Bruxelles ha aperto un'altra procedura d'infrazione contro il nostro Paese per la violazione della direttiva, stavolta per le fatture non saldate in ambito sanitario da parte della Regione Calabria. 

"I ritardi di pagamento hanno effetti negativi sulle imprese in quanto ne riducono la liquidità, ne impediscono la crescita, ostacolano la loro resilienza e potenzialmente vanificano i loro sforzi per diventare più ecologiche e più digitali - scrive la Commissione in una nota - Nell'attuale contesto economico le imprese, e in particolare le Pmi, fanno affidamento su pagamenti regolari per poter funzionare e mantenere i livelli di occupazione".

La Commissione sta attualmente istituendo un osservatorio europeo dei pagamenti nelle transazioni commerciali, come annunciato nell'aggiornamento della strategia industriale adottato nel maggio 2021. Lo scorso settembre la Commissione ha inoltre presentato una revisione della direttiva sui ritardi di pagamento e ha adottato una proposta di regolamento relativo alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.

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