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Venerdì, 29 Marzo 2024
La crisi perenne / Italia

Più ricollocamenti e coordinamento nei salvataggi, 'nuovo' piano Ue per i migranti

La Commissione europea ha lanciato un Action Plan basato su tre pilastri e 20 azioni. La commissaria Johansson: "Ultimi eventi confermano che la situazione non è sostenibile"

L'Unione europea prova ad accelerare la riforma delle regole sulla gestione e l'accoglienza dei migranti in Europa o oggi la Commissione ha lanciato un 'Action Plan', basato su tre pilastri a loro volta suddivisi in 20 azioni con l'obiettivo di affrontare le "sfide attuali ed immediate" sulla rotta migratoria del Mediterraneo Centrale. Più che vere e proprie nuove misure si tratta, ha detto la commissaria europea agli Affari Interni Ylva Johansson, essenzialmente di un "appello ad accelerare" le azioni già sul tavolo, con poche iniziative inedite.

Ma è vero o no che "i migranti arrivano tutti in Italia"?

La road map punta a raggiungere maggiore collaborazione tra i Paesi membri per rendere efficaci i ricollocamenti dei richiedenti asilo tra le varie nazioni del blocco e anche i rimpatri dei migranti irregolari, con l'agenzia Frontex che giocherà un ruolo ancora più centrale. Si punta poi a sostenere i Paesi di partenza e transito per fermare le partenze e prevenire gli arrivi irregolari ma anche a cooperare maggiormente nella ricerca e soccorso in mare, facendo più chiarezza sul ruolo delle navi private che operano nel Mediterraneo. Il piano è stato presentato in vista del Consiglio Interni straordinario convocato per venerdì prossimo e nelle parole della Commissaria ci sono diversi messaggi diretti all'Italia, da una parte per richiamare il nostro Paese alle sue responsabilità, dall'altra per fargli capire che le tematiche sollevate dal governo di Giorgia Meloni verranno prese in considerazione. E non a caso il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, si è detto "soddisfatto" dell'iniziativa.

"Gli ultimi eventi confermano che la situazione non è sostenibile", nella rotta del Mediterraneo Centrale che è quella "in cui c'è il più alto numero di arrivi irregolari e che è anche la più pericolosa dove fino ad ora si sono stati 90mila attraversamenti, un aumento di più del 50 per cento rispetto allo scorso anno scorso", ha spiegato Johansson. La commissaria ha riconosciuto che "una significativa maggioranza delle persone che arrivano non hanno realmente bisogno di protezione internazionale", arrivando da Paesi come Egitto, Tunisia e Bangladesh, che dall'Ue sono ritenuti Paesi sicuri. Per quanto riguarda la questione dei salvataggi in mare la rappresentante svedese dell'esecutivo ha ribadito che "è un obbligo legare quello di salvare le persone e assicurare la loro sicurezza", quindi anche di "farli sbarcare", e questo è "chiaro e inequivocabile, indipendentemente dalle circostanze che hanno portato le persone in questa situazione".

Johansson ha ricordato che l'obbligo "non deriva dalle regole Ue ma dalle leggi internazionali", però ha concesso che sul tema "ci sono molte sfide" e che "non c'è sufficiente chiarezza legislativa sul ruolo delle barche private", quindi quelle delle Ong. A questo fine "serve maggiore cooperazione tra gli Stati membri, Stati di bandiera, Stati costieri e altri attori rilevanti", ha continuato la commissaria secondo cui "con il Patto per le migrazioni e l'asilo abbiamo proposto un approccio più coordinato per le operazioni di Ricerca e soccorso. Ad esempio con un gruppo di contatto europeo, e cooperazione con Oim e Unhcr", cioè l'Organizzazione internazionale per le migrazioni e l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati .

Per quanto riguarda i tre pilastri nel primo l'Ue sostiene che una cooperazione rafforzata con i Paesi partner e le organizzazioni internazionali "è fondamentale per affrontare le sfide della migrazione", e in questo senso Bruxelles intende rafforzare le capacità di Tunisia, Egitto e Libia per garantire una migliore gestione delle frontiere e della migrazione. "Quest'anno 3mila persone sono ritornate volontariamente nei loro Paesi di origine dalla Libia, e più di 60mila da quando è iniziato il programma con l'Onu", ha rivendicato la commissaria.

Il secondo pilastro richiede un approccio più coordinato alla ricerca e al soccorso e in questo senso si parla di rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri e tutti gli attori coinvolti nelle attività di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale, utilizzando il Gruppo di contatto europeo per la ricerca e il salvataggio con Frontex che, insieme agli Stati membri interessati, effettuerà una valutazione della situazione. Il terzo pilastro riguarda invece il rafforzamento del Meccanismo volontario di solidarietà, cioè i ricollocamenti dei migranti tra i diversi Paesi membri. La partenza è stata un po' a rilento e dall'inizio del programma lo scorso giugno ci sono stati "solo un centinaio di ricollocamenti a fronte di impegni per 8mila", ha ricordato la commissaria.

Per l'Italia quelle arrivate da Bruxelles sono comunque buone notizie e il ministro dell'Interno Piantedosi si è detto "soddisfatto" per i contenuti del piano che "mette al centro della discussione alcune importanti questioni in tema di gestione dei flussi migratori e lo fa nella prospettiva già auspicata dal governo italiano". In particolare per il ministro è importante che si punti su "una più intensa cooperazione con i Paesi di origine e transito dei flussi migratori", ed è "molto significativo il riferimento a una implementazione del meccanismo di solidarietà adottato nel giugno scorso, in considerazione del fatto che la sua applicazione concreta, fino ad oggi, ha dato per l'Italia risultati assolutamente insufficienti". Ritenuto dal ministro "altrettanto importante" anche "l'aspetto relativo a un maggiore coordinamento delle attività di ricerca e soccorso nelle aree Sar, che prevede, come da tempo richiesto dall'Italia, un ruolo anche per gli Stati di bandiera''.

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