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Giovedì, 25 Aprile 2024
INDIPENDENTISMO / Georgia

La regione separatista della Georgia non vuole più annettersi alla Russia

Due settimane fa le autorità dell’Ossezia del sud avevano annunciato un referendum per entrare a far parte del Paese governato da Vladimir Putin

La regione separatista delle Georgia, l’Ossezia del sud, ha rinunciato al referendum sulla sua integrazione alla Russia. In un decreto emesso lunedì, il neopresidente dell'enclave controllata da Mosca, Alan Gagloev, ha invocato "l'incertezza delle conseguenze legali della questione sottoposta a referendum".

Il decreto ha anche sottolineato "l'inammissibilità di una decisione unilaterale di un referendum su questioni che riguardano i diritti e gli interessi legittimi della Federazione Russa". Gagloev ha ordinato "di tenere, senza indugio, consultazioni con la parte russa sull'intera gamma di questioni relative all'ulteriore integrazione dell'Ossezia del Sud e della Federazione Russa".

Il 13 maggio, il predecessore di Gagloev, Anatoly Bibilov, che ha perso le elezioni a inizio maggio, aveva firmato un decreto per l'indizione del referendum, citando la "storica aspirazione" della regione a unirsi alla Russia. “Torniamo a casa”, aveva commentato Bibilov su Telegram. “È giunto il momento di unirsi una volta per tutte, l’Ossezia del Sud e la Russia saranno unite. È l’inizio di una grande, nuova storia”. I suoi piani erano stati denunciati come “inaccettabili” dal governo di Tbilisi.

L’Ossezia del Sud è stata al centro della guerra russo-georgiana del 2008. In seguito al conflitto, il Cremlino ha dichiarato l’indipendenza della regione (così come quella dell’Abkhazie, un’altra provincia separatista) e ci ha installato delle sue basi militari. Ufficialmente, l’Ossezia del Sud fa parte della Georgia, ed è stata riconosciuta come Stato indipendente, oltre che da Mosca, da Venezuela, Nicaragua e Nauru.

Nel 2008 la guerra cominciò con una serie di incidenti nell'Ossezia del Sud, regione che agli inizi degli anni Novanta, insieme alla vicina Abcasia, si era autoproclamata indipendente da Tsibilisi con il sostegno di Mosca. Dopo gli accordi firmati a Soci, le due repubbliche rimasero nel territorio georgiano, ma di fatto la Russia ha poco a poco rafforzato i separatisti, concedendo loro sostegni economici ed estendendo la cittadinanza russa alla popolazione di quei territori. Un po' quello che Mosca ha fatto in Ucraina dal 2014 con le repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhansk.

A far scattare la guerra in Ossezia del Sud furono una serie di scontri tra separatisti e forze georgiane: Tsibilisi e la comunità internazionale hanno sempre accusato i separatisti di aver cercato di accendere il fuoco attaccando per primi i militari georgiani. Accuse che Mosca ha rispedito al mittente puntando il dito contro il presunto tentativo del governo di Tsibilisi di voler mettere a rischio la minoranza filorussa del Paese. A sostegno della sua tesi, la Russia utilizzò una intensa campagna mediatica che aprì di fatto la strada all'intervento delle sue forze armate in Georgia, giustificandolo come un'operazione di peacekeeping.

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