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Mercoledì, 24 Aprile 2024
L'appello / Ucraina

La Cei chiede all'Europa un piano di redistribuzione dei rifugiati ucraini

Il presidente della Confederazione episcopale Bassetti: "Non si può pensare dunque che i Paesi di confine possano sostenere da soli questo impegno umanitario"

Gli ucraini in fuga dalla guerra sono troppo, e i Paesi al confine dell'Ucraina non possono farsi carico da soli della loro accoglienza, per questo l'Unione europea dovrebbe decidere un meccanismo di ricollocamento per distribuirli equamente nei vari paesi membri. A chiederlo è il presidente della Confederazione episcopale italiana (Cei), il cardinale Gualtiero Bassetti, aprendo i lavori del Consiglio episcopale permanente di primavera.

Gli aggiornamenti in diretta dalla guerra in Ucraina

"La spinta di solidarietà dei Paesi di confine con l'Ucraina è stata davvero commovente; nessuno ha rinunciato a fare la sua parte. Degli oltre 3 milioni di ucraini in fuga, secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite, l'80% si trova in Polonia, un'altra gran parte in Romania, Moldavia, Ungheria e Slovacchia”, ha ricordato il prelato. E "il numero degli sfollati è tuttavia un dato che è destinato ad aumentare e che nel prossimo futuro, se non cesseranno le ostilità, ci sarà l'arrivo di persone ancora più fragili e povere di quelle che sono già riuscite a fuggire”, ha continuato il cardinale, secondo cui “non si può pensare dunque che i Paesi di confine possano sostenere da soli questo impegno umanitario: occorrerà che l'Unione Europea decida di attuare un vero e proprio piano di ridistribuzione dei cittadini ucraini nei vari Stati membri”.

Un meccanismo del genere fu richiesto anche all'epoca della crisi dei rifugiati provenienti dalla Siria, ma la redistribuzione obbligatoria fu bocciata proprio per l'opposizione di alcuni dei Paesi che ora sono geograficamente più vicini alla nazione invasa dalla Russia di Vladimir Putin. Per Bassetti è necessario intensificare "gli sforzi diplomatici per arrivare alla cessazione delle ostilità e dell'indiscriminata violenza". "Ci ritroviamo insieme mentre alle porte dell'Europa una guerra devastante sta seminando terrore, morte e distruzione. Il nostro pensiero va alle vittime, ai loro cari e a quanti sono costretti a lasciare le proprie case per cercare un luogo sicuro”, ha affermato ancora il presidente della Cei.

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