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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Un’altra tegola sul Recovery Fund: la Corte costituzionale tedesca blocca il sì di Berlino

I giudici, su richiesta dell’ex leader dell’estrema destra, vogliono dire la loro sul meccanismo che consente all'Ue di trovare i 750 miliardi per la ripresa. Sullo sfondo la battaglia di Draghi sugli eurobond

La partenza del piano di ripresa Next Generation EU potrebbe slittare di nuovo dopo la decisione della Corte costituzionale tedesca di esprimersi sull’aumento delle risorse proprie. Si tratta dell’atto che ogni Paese Ue deve adottare per consentire alla Commissione europea di andare sui mercati e ‘prelevare’ i 750 miliardi del Recovery Fund. Un passaggio che, secondo la tabella di marcia stabilita lo scorso luglio dai leader, sarebbe dovuto avvenire a partire da gennaio 2021. E che ora, con la scelta della Corte di Karlsruhe, potrebbe slittare ulteriormente. I soldi del Recovery verranno chiesti in prestito dall'Ue per mezzo dei bond comuni, garantiti dai Paesi europei e dalle risorse proprie, le imposte il cui gettito va alle casse di Bruxelles. La Corte tedesca vuole dunque dire la sua su questo meccanismo, che alcuni osservatori vedono come un esperimento (peraltro già attuato in passato) di eurobond. 

L'eurobond e la speranza di Draghi

Proprio durante il Consiglio europeo di giovedì 25, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è tornato a indicare i titoli comuni come l'orizzonte politico-economico dell’Europa che verrà. “Siamo lontani” da tale obiettivo, ha detto il premier in conferenza stampa, “ma ci si arriva quando lo vogliono tutti”. Di sicuro la Consulta tedesca ha i suoi dubbi, dal momento che la decisione di bloccare l’ok finale all’aumento delle risorse proprie rischia di mettere in crisi anche ‘l’esperimento’ necessario del Recovery Fund.

L'estrema destra tedesca contro il Recovery

Lo stop della Corte costituzionale tedesca è arrivato dopo il ricorso presentato da Bernd Lucke, economista ed ex leader dell’Afd, il partito di estrema destra alleato in Parlamento europeo con la Lega di Matteo Salvini. Per Lucke, il Recovery Fund rappresenta un debito condiviso a livello Ue incompatibile con le leggi della Germania. Di qui l’avvio della questione di legittimità costituzionale sullo strumento. 

Frugali e Visegrad preoccupano l'Europa

Al netto della questione di merito, a preoccupare l’Europa è la lentezza del processo di ratifica delle risorse proprie necessarie alla Commissione per racimolare e stanziare i miliardi che servono alla ripresa degli Stati membri più colpiti dalla crisi del Covid, Italia in primis. Solo 16 Stati membri su 27 hanno infatti confermato quanto concordato a Bruxelles, completando la procedura di ratifica. E i Governi che finora se la sono presa più comoda sono gli stessi che hanno fatto più resistenze all’adozione del piano di ripresa: dai ‘frugali’ Paesi Bassi, Austria e Finlandia al gruppo di Visegrad di cui fanno parte Polonia e Ungheria, già in contrasto con Bruxelles per il nuovo meccanismo di tutela dello Stato di diritto. 

Il voto del Parlamento europeo

La preoccupazione Ue si è resa evidente subito dopo l’approvazione dell’aumento delle risorse proprie in Parlamento europeo. Gli eurodeputati hanno detto sì a larga maggioranza “per concretizzare il piano per la ripresa”, ha detto la relatrice del testo, Valerie Hayer. “Invitiamo tutti gli Stati membri a ratificare il piano il prima possibile”, ha aggiunto l’eurodeputata, perché “non possiamo permetterci ritardi”.

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