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Giovedì, 18 Aprile 2024
Le critiche / Qatar

I "mondiali della vergogna", il Parlamento Ue contro il Qatar

In audizione a Bruxelles un esponente del governo ha rivendicato i progressi nell'ambito dei diritti dei lavoratori stranieri, progressi che sono però stati ritenuti insufficienti dai deputati che hanno anche sottolineato le discriminazioni nei confronti della comunità Lgbt+

A pochi giorni dal fischio di inizio dei mondiali di calcio, il governo del Qatar si è trovato al centro delle critiche di Ong e deputati del Parlamento europeo. Il ministro del Lavoro di Doha, Ali Bin Samikh Al Marri, ha partecipato a un'audizione della sottocommissione Diritti umani dell'Aula di Bruxelles con l'intento di rassicurare l'Europa sulla volontà di riforma della nazione, ma per lui non è stata certo una passeggiata. La prima a sollevare critiche contro il Paese è stata la presidente della commissione, la socialista belga Maria Arena, che ha ricordato che diverse organizzazioni hanno denunciato le condizioni terribili a cui sono stati costretti i lavoratori che hanno costruito gli stadi per la competizione e il fatto che migliaia di questi lavoratori siano morti negli ultimi anni.

La nazione sta riformando le leggi sul lavoro e nello specifico la cosiddetta Kafala, una consuetudine della regione per cui il governo delega alle aziende la gestione dei documenti e dei permessi di soggiorno dei lavoratori stranieri, lasciando di fatto alle aziende stesse pieno potere su questi lavoratori che vivono sotto il loro costante ricatto. Ma per Arena bisogna vigilare che questi progressi non siano stati fatti solo per accontentare l'Occidente in vista della competizione. "Ora tutti i riflettori sono puntati su di voi, ma controlleremo che quando questi riflettori si saranno spenti, il cammino delle riforme e l'avanzamento dei diritti continui", ha promesso Arena.

A rendere più interessante il dibattito è stato il fatto che la presidente, abbandonando le convenzioni, ha dato prima la parola a Ong e sindacati, in modo che potessero porre le loro domande all'esponente del governo qatariota, che così si è trovato a dover rispondere da subito. E molti ci sono andati giù pesante. Le critiche più circostanziate sono arrivate da Minky Worden, direttrice delle iniziative globali di Human Rights Watch, che ha denunciato che "le riforme rimangono insufficienti per prevenire altri abusi, per porre rimedio a quelli già commessi e per incoraggiare il progresso dei diritti umani". Worden ha anche sottolineato i problemi relativi alla libertà di stampa, ai diritti delle donne e a quelli delle persone Lgbt+. "Due uomini che hanno rapporti sessuali consenzienti rischiano fino a 7 anni di prigione", ha ricordato, e "proprio la scorsa settimana uno degli ambasciatori della nazione per la Coppa del mondo ha descritto l'omosessualità come un danno del cervello", ha denunciato.

Diverse critiche sono arrivate anche dai deputati, con il tema dei diritti della comunità Lgbt+ tra quelli più sottolineati. Il parlamentare tedesco Dietmar Koster, dei Socialisti e Democratici, ha detto che per protesta non guarderà la Coppa del Mondo, mentre Miguel Urbán Crespo del gruppo della Sinistra Unita Gue l'ha addirittura definita una "Coppa del Mondo della vergogna" e ha appoggiato il boicottaggio dell'evento. Le critiche sono state bipartisan e l'eurodeputato olandese Peter van Dalen, del Partito popolare europeo, ha sostenuto che l'evento "non sarebbe mai dovuto finire in Qatar".

Il ministro Al Marri sulle questioni relative ai diritti degli omosessuali si è limitato a rispondere che nel Paese per il Mondiale "tutti saranno i benvenuti", glissando così il tema, poi si è lanciato in una strenua difesa dei progressi sui diritti del Lavoro, dei quali in parte è direttamente responsabile, ed ha anche rivendicato che la nazione è tra le poche della regione che hanno aperto le loro porte a organizzazioni come Human Rights Watch nonché all'Organizzazione internazionale del Lavoro (Ilo), l'agenzia Onu che ora ha una sede (seppur non ancora permanente) a Doha. Il ministro ha detto poi che il Paese è aperto a un "criticismo costruttivo", ma ha chiesto di "non politicizzare" la questione e addirittura ha denunciato "disinformazione", specialmente per quanto riguarda il numero dei morti.

Solo per la costruzione degli stadi, dall'assegnazione dell'evento da parte della Fifa nel 2010, sono stati assunti 30mila lavoratori stranieri, la maggior parte proviene da Bangladesh, India, Nepal e Filippine. Testate come il Guardian hanno denunciato che 6.500 di questi lavoratori sarebbero morti a causa delle tremende condizioni di lavoro, ma il governo contesta queste cifre. "Purtroppo alcuni media hanno detto che i qataroti sono criminali e terroristi, come possiamo accettare questa narrazione di odio e razzismo?", si è chiesto il ministro.

A spezzare una lancia in favore del governo della nazione è stato Max Tunon, responsabile dell'Ufficio dell'Ilo a Doha, che ha invitato tutti a ricordarsi che tra il bianco e il nero "c'è il grigio", sottolineando che i cambiamenti in atto sono sì ancora "graduali" e non sufficienti, ma sono comunque molto più veloci e concreti di quelli delle altre nazioni della regione. "I cambiamenti della kafala non hanno avuto un ambito di applicazione ristretto, da quando sono stati introdotti due anni fa hanno permesso a 350mila lavoratori stranieri di cambiare occupazione", cosa prima impossibile, e "grazie alle leggi sul salario minimo 280mila persone hanno avuto un aumento, si tratta del 30% della forza lavoro della nazione".

Sono state inoltre inasprite le regole per evitare l'esposizione a un calore troppo elevato, che è stata la causa della maggior parte dei decessi, e ora dal primo giugno al 15 settembre è vietato lavorare all'aperto. Per il rappresentante dell'Ilo questi sono avanzamenti concreti, per quanto abbia riconosciuto che in tanti ancora non rispettano le nuove regole. Poi, per quanto agli stranieri sia ancora proibito costituire o aderire a un sindacato, sono state poi concesse alcune prime forme di rappresentanza anche per loro, permettendo ad alcuni eletti di partecipare quantomeno alle riunione dei comitati dei lavoratori. "Si tratta di un primo ma importante passo per promuovere la rappresentanza sindacale", ha sostenuto.

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