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Sabato, 20 Aprile 2024
Il difficile equilibrio

Putin ed Erdogan 'nemiciamici', l'Ucraina trova nella Turchia un alleato inaspettato

Ankara ha criticato la Nato per la linea troppo morbida tenuta contro l'invasione, ma pur essendosi schierata con Kiev allo stesso tempo non può inimicarsi troppo Mosca

L'Ucraina ha trovato un alleato inaspettato nella Turchia. Il Paese guidato da Recep Tayyip Erdogan non solo ha criticato l'invasione ordinata da Vladimir Putin, ma ha addirittura criticato la Nato per la sua reazione ritenuta troppo debole. Il Summit dell'Alleanza Atlantica organizzato oggi in videoconferenza "non dovrebbe trasformarsi nella solita raffica di condanne. La Nato avrebbe dovuto fare un passo più decisivo", ha detto Erdogan dopo la preghiera del venerdì a Istanbul, aggiungendo che "l'Ue e tutte le mentalità occidentali non hanno mostrato una posizione seriamente determinata”, e si sono solo limitate a “consigliare costantemente l'Ucraina", su come comportarsi. Ma "non è possibile arrivare da nessuna parte con i consigli. Quando guardi i passi reali compiuti, ti accorgi che non ci sono stati passi intrapresi".

Erdogan si trova in una strana posizione, perché ha interesse a mantenere buone relazioni sia con l'Ucraina che con la Russia, per ragioni innanzitutto economiche ma anche geopolitiche. Ankara considera Kiev un partner strategico. La Turchia in passato si è opposta all'annessione della Crimea da parte di Mosca, ha sostenuto i piani dell'Ucraina di aderire alla Nato e ha condiviso le sue preoccupazioni per l'aumento della presenza di navi militari russe nel Mar Nero. Ankara ha anche venduto al Paese ex sovietico dozzine di droni armati e all'inizio di quest'anno, Erdogan e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, hanno firmato un nuovo accordo di cooperazione nel settore della difesa.

Ma ora il presidente turco, che con le sue politiche economiche ha contribuito a portare l'inflazione del Paese a oltre il 48 per cento, e ha colpito la Lira turca con tagli dei tassi di interesse che si sono rivelati sbagliati, ha bisogno di contanti esteri che arrivino dalla stagione turistica alle porte, di tenere i prezzi dell'energia bassi e di avere una certa stabilità regionale. Le azioni della Russia in Ucraina sembrano aver fatto saltare in aria tutte queste prospettive. Russi e ucraini hanno rappresentato oltre un quarto dei visitatori stranieri nella penisola anatolica: sette milioni di russi hanno visitato il Paese nel 2019, il numero più alto di qualsiasi altra nazione, ma ci sono stati anche circa 2,1 milioni di ucraini lo scorso anno.

Erdogan quindi si trova nella difficile posizione di dover criticare Putin, ma cercando di non provocarlo troppo. La loro relazione è piuttosto complicata e non a caso The Economist li ha definiti “Frenemies”, cioè nemiciamici. Come fa notare il settimanale britannico la Turchia non vuole inimicarsi la Russia. L'ultima volta che lo ha fatto, abbattendo un aereo da guerra russo vicino al confine con la Siria nel 2015, la risposta del Cremlino, un mix di sanzioni e minacce, fu talmente forte da costringere Erdogan non solo a porgere le sue scuse, ma anche a fare tutta una serie di concessioni. Quello che seguì, scrive io giornale, “fu un disgelo nelle relazioni, segnato da nuovi accordi energetici, dalla cooperazione in Siria e dall'acquisto da parte della Turchia di un sistema di difesa aerea S-400 dalla Russia”.

Le due nazioni in generale cercano di non pestarsi troppo i piedi, e riescono a mantenere un equilibrio anche quando si trovano a sostenere Paesi in guerra in diverse parti del mondo. È successo ad esempio in Libia, Siria e Azerbaigian (nel Nagorno-Karabakh), dove Mosca e Ankara hanno appoggiato fazioni opposte. Le due nazioni insomma cooperano quando possibile e si confrontano dove necessario, anche se quasi mai direttamente. "È come la capoeira", ha detto un diplomatico europeo al giornale. "Ogni parte sta ballando, valutando l'altra, ma c'è sempre il pericolo che vengano alle mani". E anche in quest'ultima crisi Erdogan deve provare a fare lo stesso, tenendo presente anche gli interessi economici in ballo.

Il gas russo naturale ha rappresentato il 45% degli acquisti di gas della Turchia lo scorso anno, il Paese importa anche greggio dalla federazione, con importi annuali che variano tra il 10% e un terzo del suo fabbisogno. Ankara dipende fortemente sia da Russia che da Ucraina anche per quanto riguarda il grano. La prima ha rappresentato il 56% delle importazioni nel 2021, per un valore di 2,24 miliardi di dollari, mentre quelle dalla seconda sono state pari a 861 milioni di dollari.

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