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Giovedì, 25 Aprile 2024
La crisi umanitaria

Ue: "I rifugiati ucraini si ricollocano da soli"

Bruxelles respinge la richiesta di una ripartizione dei profughi come nel 2015: "Importante incentivarli a lasciare la Polonia"

La strategia Ue in 10 punti per far fronte l'accoglienza dei rifugiati ucraini non prevederà un meccanismo di ripartizione tra gli Stati membri come avvenne nel 2015-2016 con la crisi siriana. La Commissione intende "incentivare i rifugiati a lasciare la Polonia e cercare di andare anche in altri Paesi" dell'Unione, ma per farlo non userà i ricollocamenti obbligatori: "Le persone che arrivano si ricollocano in qualche modo da sole", ha detto il vice presidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, prima della riunione a Bruxelles con i ministri degli Interni del blocco. 

Nelle scorse ore, erano arrivati da alcuni governi e dalle organizzazioni umanitarie appelli all'Ue affinché prendesse in mano la gestione dei flussi come avvenne in seguito alla guerra in Siria. Nel giro di un mese, nell'Ue sono arrivati oltre 3 milioni di ucraini in fuga dalla guerra, e il grosso (oltre 2 milioni) si trova in Polonia. Il ritmo dei flussi sta calando: "Si tratta di circa 58mila al giorno. Al picco erano oltre 200mila", ha detto la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson. Ma questo non vuol dire che la situazione sia sotto controllo, anzi. Trattandosi per lo più di donne e bambini, "fin dall'inizio ho detto che c'è un enorme rischio per il traffico di esseri umani", ha avvertito la commissaria.

Cosa fare dunque? Da un punto di vista burocratico, ha spiegato sempre Johansson,  "avvieremo una piattaforma europea per la registrazione" dei rifugiati provenienti dall'Ucraina in guerra, che consenta di collegare i dati registrati dai singoli Stati membri dell'Ue, spesso in database che non sono interoperabili con gli altri. "Lavoriamo insieme al governo ucraino, che registra i minori non accompagnati". Con la presidenza francese dell'Ue, ha aggiunto Schinas, "abbiamo preparato un piano d'azione di dieci punti per affrontare le necessità degli Stati membri e la prima linea di accoglienza" dei rifugiati che arrivano dall'Ucraina. Vogliamo avere regole chiare per registrazione, trasporto, protezione bambini e anche sulle procedure di finanziamenti".

Stando a quanto sostiene la Francia, i Paesi di primo ingresso (Polonia, Ungheria, Slovacchia e Romania) non chiedono ricollocamenti obbligatori, ma finanziamenti. Certo, non è immaginabile che Varsavia riesca a gestire l'enorme flusso di profughi ucraini senza che una parte di essi vada in altri Stati Ue. "E' importante incentivare i rifugiati a lasciare la Polonia e cercare di andare anche in altri Paesi, perché altrimenti la situazione non sarà sostenibile", ha detto Johansson. Ma questo non vuol dire ripartizioni obbligatorie: "Non ci serve un sistema di ricollocamenti perché le persone che arrivano si ricollocano in qualche modo da sole. E se ci saranno degli squilibri, con più persone in alcuni Paesi rispetto ad altri e servirà un sostegno per favorire gli spostamenti, lo faremo attraverso una piattaforma di solidarietà che permetterà la condivisione delle responsabilità", ha assicurato Schinas.

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