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Giovedì, 25 Aprile 2024
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“Basta precari nelle scuole e nella sanità”: Ue pronta a sanzionare l'Italia

Dagli insegnanti di musica ai vigili del fuoco, passando per il personale di ospedali e università. La Commissione punta il dito contro la PA italiana, colpevole di discriminazione e utilizzo abusivo di contratti a tempo determinato

Troppi precari nelle corsie degli ospedali, nelle classi scolastiche e persino tra il personale dei vigili del fuoco. La Commissione europea è tornata a riprendere l’Italia in merito all’abuso di contratti a tempo determinato nel settore pubblico. Ma nella panoramica sullo stato di avanzamento delle procedure di infrazione pubblicata ieri da Bruxelles, il Belpaese viene ripreso anche per le condizioni di lavoro discriminatorie che in sostanza danneggiano eccessivamente il personale a tempo rispetto agli assunti con un contratto indeterminato. 

Le violazioni dell'Italia

La Commissione ha quindi fatto sapere di aver inviato una nuova lettera al Governo italiano che avrà ora due mesi per presentare all’Ue le misure concrete adottate nei prossimi 60 giorni al fine di ottemperare alla direttiva europea 70 del 1999 sulle condizioni di lavoro a tempo determinato. Il testo normativo varato oltre vent’anni fa include, ad esempio, il principio di non discriminazione secondo il quale i lavoratori a tempo determinato “non possono essere trattati in modo meno favorevole” rispetto ai colleghi a tempo indeterminato. Si prevede inoltre il dovere in capo ai datori di lavoro di informare i lavoratori a tempo determinato “dei posti vacanti che si rendano disponibili nell'impresa o stabilimento, in modo da garantire loro le stesse possibilità di ottenere posti duraturi che hanno gli altri lavoratori”. In Italia, secondo le valutazioni dei funzionari Ue, i lavoratori del settore pubblico non sono ancora sufficientemente tutelati contro la discriminazione e l'utilizzo abusivo della successione di contratti a tempo determinato, altro principio previsto dalla normativa Ue. Di qui la richiesta di prendere provvedimenti entro due mesi, trascorsi i quali la Commissione procederà con l’infrazione alla quale si accompagnano probabili sanzioni a carico del Belpaese. 

Le categorie discriminate

Tra le categorie meno tutelate, si legge nella nota della Commissione, ci sono gli insegnanti, gli operatori sanitari, i lavoratori del settore dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, il personale di alcune fondazioni di produzione musicale, il personale accademico, i lavoratori agricoli e i volontari dei vigili del fuoco nazionali. “A questi lavoratori sono riservate anche condizioni lavorative meno favorevoli rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato”, nota l’Ue. Inoltre, “l'Italia non ha predisposto garanzie sufficienti per impedire le discriminazioni in relazione all’anzianità”. Nel luglio 2019 la Commissione ha avviato la procedura di infrazione con l'invio alle autorità italiane di una prima lettera di costituzione in mora. Ma le spiegazioni fornite dall'Italia “non sono state soddisfacenti”. Motivo che spinge la Commissione a insistere sull’urgenza di tutelare i lavoratori.

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