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Venerdì, 19 Aprile 2024
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L'ultima crociata di Polonia e Ungheria: "No alla parola uguaglianza di genere nelle leggi Ue"

Per i ministri di Varsavia e Budapest si deve utilizzare solo il termine "parità tra uomini e donne" per evitare qualsiasi riferimento alla comunità Lgbtiq. Il caso sollevato su un testo riguardante la promozione dello sviluppo nei Paesi poveri

Dopo il veto sul Recovery fund, Polonia e Ungheria continuano a bloccare l'azione dell'Unione europea. Stavolta, di mezzo è finita la proposta di un piano d'azione della Commissione europea per promuovere l'uguaglianza di genere e l'emancipazione femminile nel mondo: in sostanza, Bruxelles vuole potenziare il rispetto dei diritti delle donne da parte dei Paesi a cui destina aiuti allo Sviluppo e/o sottoscrive trattati di libero scambio. 

Il piano Ue

Il piano, presentato oggi alla stampa, parte già azzoppato: in una riunione preliminare dei ministri del Commercio degli Stati membri, i rappresentanti di Varsavia e Budapest hanno posto il loro veto al testo. Secondo Politico, due diplomatici hanno detto che Polonia e Ungheria si sono opposte a qualsiasi menzione del termine "uguaglianza di genere", che vogliono cambiare in "uomini e donne". Non è la prima volta che il governo di Viktor Orban e quello guidato dai nazionalisti del Pis si oppongono a riferimenti all'uguaglianza di genere nei testi Ue: era già successo nel 2018, quando tale termine era stato inserito in un testo sulle persone a rischio in Europa. 

L'opposizione di Polonia e Ungheria

Stavolta, l'oggetto del contendere è, da un punto di vista ideologico, l'insieme dei valori che l'Ue intende promuovere quando si rapporta con i Paesi terzi.  "La Polonia sostiene fortemente la parità tra donne e uomini", ha detto un portavoce della rappresentanza permanente polacca presso l'Ue, ma, come l'Ungheria, non intende fare in modo che il riferimento all'uguaglianza di genere allarghi il campo delle persone da tutelare alla comunità Lgbtiq.

La ministra olandese per il Commercio e lo sviluppo, Sigrid Kaag ha detto dopo l'incontro di essere "profondamente allarmata e preoccupata" per i tentativi di Varsavia e Budapest di "respingere i diritti delle donne e delle ragazze" e di "minare la nozione di genere in quanto tale". "È già abbastanza difficile andare in molti Paesi che ricevono gli aiuti europei per promuovere l'uguaglianza di genere, quindi se iniziamo a eroderla noi stessi, potete immaginare quanto sarà difficile promuovere i diritti delle donne della comunità Lgbtiq", ha aggiunto Kaag.

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