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Mercoledì, 6 Dicembre 2023
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La Polonia volta le spalle all'Ucraina: dopo il grano, stop all'invio di armi

Da principale alleato di Kiev contro la Russia, Varsavia è adesso ai ferri corti con Zelensky. Cosa c'è dietro la guerra commerciale scoppiata tra i due ex Stati sovietici

È stato il primo grande leader europeo a recarsi a Kiev in segno di solidarietà al popolo ucraino, e finora è stata la principale sponda in Ue per Volodymyr Zelensky. Ma dinanzi a una campagna elettorale che si sta rivelando più complicata del previsto, e alla necessità di non perdere consensi presso il fondamentale bacino di voti degli agricoltori, il premier polacco Mateusz Morawiecki non ha esitato a voltare le spalle a Kiev: prima lo stop alle importazioni di grano ucraino invise ai suoi grandi elettori delle aree rurali. E adesso, dopo che Zelensky ha denunciato Varsavia all'organizzazione mondiale del commercio (Wto), il leader polacco ha sospeso anche la fornitura di armi all'esercito ucraino.

C'eravamo tanto amati

"Non trasferiamo più armi all'Ucraina", ha annunciato Morawiecki in un'apparizione sul canale televisivo polacco Polsat. La giustificazione formale è che Varsavia adesso devo concentrarsi sul rimpinguare il suo arsenale, svuotato per sostenere Kiev, "con armi più moderne". Per il premier polacco, questo non metterebbe in pericolo la sicurezza dell'Ucraina. La Polonia è stata finora uno dei principali fornitori di aiuti militari a Kiev per una spesa di 3 miliardi di euro (quasi la metà del ben più ricco Regno Unito), secondo il think tank Ifw. Inoltre, se si guarda agli investimenti complessivi per sostenere gli ucraini (compresa l'accoglienza dei rifugiati), nessun Paese al mondo ha speso di più in rapporto al proprio Pil (circa il 3,2%).

L'embargo sul grano

La generosità di Varsavia, però, si è interrotta quando gli agricoltori polacchi hanno cominciato a protestare ferocemente contro il crollo delle loro vendite di grano, causato dall'arrivo dei carichi dall'Ucraina attraverso i cosiddetti "corridoi di solidarietà", dei canali di export creati ad hoc dall'Ue per aggirare il blocco russo dei trasporti di cereali via nave nel mar Nero. Dinanzi alle proteste, a inizio anno, il governo, guidato dal partito di destra Pis (il principale alleato di Giorgia Meloni in Europa), ha deciso di imporre uno stop al transito del grano sul suo territorio. Anche Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria hanno fatto lo stesso.

Forte dell'appoggio del commissario Ue all'Agricoltura, il polacco Janusz Wojciechowski, lo scorso aprile Varsavia e gli altri hanno ottenuto l'ok di Bruxelles al divieto all'import di cereali, che è durato fino allo scorso 15 settembre. L'esecutivo di Morawiecki, però, non ha rispettato la scadenza né gli accordi con la Commissione, e ha rinnovato l'embargo, introducendo anche ulteriori restrizioni sulla farina e sui mangimi. Troppo per Zelensky, che ha reagito denunciando il caso all'Organizzazione mondiale del commercio e ha minacciato di controbattere con un embargo su mele, cavoli, cipolle e patate importate dalla Polonia.

Perché le elezioni in Polonia saranno decisive per Ue e Ucraina

Da fedele alleata di Kiev nella guerra contro la Russia, Varsavia si trova adesso al centro di una guerra commerciale con l'Ucraina. E non mancano gli stracci che volano. Il presidente polacco Andrzej Duda ha persino paragonato Kiev a un uomo che sta annegando: "Chiunque abbia mai salvato una persona che sta annegando sa che questa persona è incredibilmente pericolosa e che può trascinarti a fondo - ha detto pubblicamente - Una persona che sta annegando si aggrappa a tutto ciò che può". La Polonia "deve agire per proteggersi" perché "se una persona che sta annegando provoca danni e ci annega, non riceverà aiuto", ha aggiunto Duda.

Il presidente polacco non ha specificato come Varsavia potrebbe annegare. Forse il riferimento è al suo partito, in corsa per mantenere il potere: le elezioni politiche si terranno il 15 ottobre. 

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