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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Rischio Polexit, perché Varsavia potrebbe seguire il Regno Unito e uscire dall'Ue

La Corte Suprema del Paese ha stabilito che una decisione della Corte di Giustizia europea è contraria alla costituzione della nazione, di fatto violando gli obblighi assunti con l'adesione al blocco

Lo scontro tra la Polonia e l'Unione europea ha raggiunto un'altra vetta che rischia di portare addirittura lo Stato membro verso un'uscita dal blocco. Ieri la Corte costituzionale di Varsavia ha stabilito che le misure provvisorie imposte dalla Corte di Giustizia dell'Ue lo scorso anno sono contrarie alla Carta fondamentale del Paese. Si tratta di una decisione senza precedenti che di fatto significa che la nazione non riconosce i suoi obblighi nei confronti delle regole di Bruxelles sanciti dall'adesione che risale al 2004, mettendola quindi in pericolo.

La riforma contestata

La disputa riguarda una controversa riforma del potere giudiziario pensato, secondo i suoi critici, per mettere i magistrati sotto il controllo del potere politico. Nel febbraio 2020 sono entrate in vigore nuove misure che impediscono ai giudici di deferire determinate questioni legali alla Corte di giustizia comunitaria, di fatto privandola del suo potere di controllo, sancito dai trattati comunitari. La Polonia ha anche creato una "camera disciplinare" che si pronuncia sull'indipendenza dei giudici polacchi e che ha il potere di revocare la loro immunità per far fronte a procedimenti penali. Il partito conservatore Legge e giustizia (PiS) al governo, che a Strasburgo siede nei banchi del gruppo conservatore con Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, afferma che le riforme sono necessarie per combattere la corruzione ed estirpare i giudici dell'era comunista, ma i critici le vedono come una minaccia allo Stato di diritto e un modo per aprire la porta all'uscita della Polonia dall'Ue. Diversi gruppi per i diritti umani temono anche che le riforme pregiudichino l'indipendenza della magistratura polacca in quanto potrebbero consentire al governo di espellere i giudici per motivi politici.

Rischio Polexit

"Il rifiuto di attuare le sentenze della Corte di giustizia europea in Polonia è un chiaro passo verso l'uscita della Polonia dall'Unione europea. Temiamo che il governo polacco sia sulla via della Polexit", ha dichiarato il Partito popolare europeo in una nota firmata da Jeroen Lenaers, portavoce del gruppo per la Giustizia e gli affari interni, e Andrzej Halicki, vicepresidente della commissione per libertà civili del Parlamento Europeo. La sentenza di ieri “è stata pronunciata da un ex procuratore della Polonia comunista e da un politico dell'attuale coalizione di governo che è stato co-autore di una controversa riforma giudiziaria. Questo, in un Paese rispettoso della legge, avrebbe già dovuto squalificarlo come giudice", ha sottolineato Lanaers. La sentenza ha spinto Guy Verhofstadt, un importante eurodeputato ed ex capo coordinatore della Brexit, ad avvertire che il governo euroscettico della Polonia stava cercando di trascinare il paese fuori dal blocco. "Contro il volere della stragrande maggioranza dei polacchi che vogliono un futuro nell'Ue, il partito populista al governo PiS è determinato a portare la Polonia fuori dal blocco", ha scritto su Twitter l'eurodeputato liberale Guy Verhofstadt, che è stato anche a capo del team che ha gestito le trattative per la Brexit che ha portato il Regno Unito a diventare il primo Paese a lasciare l'Unione proprio quest'anno.

Nuova sentenza Ue

A complicare le cose un altro pronunciamento della Corte di giustizia comunitaria che è arrivato proprio oggi e che stabilisce che il nuovo regime disciplinare adottato dalla Polonia nei confronti dei giudici della Corte Suprema e dei magistrati dei tribunali ordinari è "incompatibile" con il diritto Ue, e per questo Varsavia "deve adottare le misure necessarie a rettificare la situazione". Un'altra seduta della Corte costituzionale polacca sul rapporto fra la costituzione nazionale e la leggi dell'Unione europea, in programma per oggi, è stata ulteriormente rinviata al 3 agosto prossimo, ma il pronunciamento di ieri fa temere che il giudizio finale non farà che acuire ancora di più lo scontro.

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