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Venerdì, 19 Aprile 2024
Diritti umani / Polonia

I migranti per la Polonia (e l'Ue) non sono tutti uguali: "Pronti ad accogliere 1 milione di ucraini"

Per mesi, poche migliala di richiedenti asilo al confine con Bielorussia sono stati respinti nel nome del rischio di una nuova ondata migratoria. Almeno 21 persone sono morte

Due pesi e due misure. Pare essere questo l’approccio scelto dalla Polonia (e dell'Europa) in materia di migranti. Se con i potenziali rifugiati arrivati negli scorsi mesi da Iraq e Siria attraverso la Bielorussia il governo di Mateusz Morawiecki aveva scelto il pugno duro, con muri e respingimenti (anche violenti secondo alcune ong), e con il tacito assenso di Bruxelles, con la crisi ucraina Varsavia ha cambiato strategia: ora le porte dei migranti sono aperte e il Paese è pronto a una eventuale ondata di migranti in fuga dalle truppe russe. 

Nei loro confronti Morawiecki ha espresso grande solidarietà e ha promesso che farà di tutto perché queste persone “abbiano accesso alle infrastrutture di base, ai mezzi di trasporto, all'istruzione e all'assistenza medica” e che “riceveranno supporto per i bambini e assistenza psicologica”. "Dobbiamo essere preparati per lo scenario peggiore e [abbiamo] preso provvedimenti per essere preparati a un'ondata di un milione di persone", ha aggiunto il viceministro dell'Interno Maciej Wąsik. Parole che stridono con quanto le organizzazioni internazionali, non solo ong, ma anche il Consiglio d'Europa e l'Onu hanno denunciato in questi mesi, ossia il trattamento riservato dalle autorità polacche ai migranti provenienti dalla Bielorussia.

Dal settembre 2021, Varsavia ha dichiarato lo stato di emergenza al confine bielorusso, vietando l’accesso alla zona a tutte le autorità dell’Ue, ai giornalisti e alle organizzazioni internazionali per i diritti umani. Si sa poco di quello che accade, ma è sicuro che migranti e richiedenti asilo sono intrappolate nelle zone boschive al confine con la Bielorussia, al gelo e senza assistenza. Tra loro ci sono anche bambini. Secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, che fa capo all'Onu, sono almeno 21 le persone morte in questa zona in cui i diritti umani sembrano sospesi. 

Alla base del trattamento riservato ai migranti provenienti dalla Bielorussia da parte delle autorità polacche vi è quella che l’Ue ha definito come una “guerra ibrida” che Minsk ha messo in atto come forma di ritorsione nei confronti delle sanzioni di Bruxelles: il leader bielorusso Alexander Lukashenko aveva costruito a tavolino una crisi migratoria ai confini con l’Ue favorendo gli ingressi irregolari e decidendo di non accettare più i rimpatri dei migranti entrati irregolarmente nel blocco attraverso i suoi confini. Da qui, la decisione della Polonia di alzare un muro a protezione del confine che servirà a “proteggere il Paese e l'intera Ue dai migranti provenienti dall'Africa e dal Medio Oriente”. 

Si aggiunga poi che, stando a denunce anche di deputati polacchi, chi supera il confine senza venire respinto non si trova certo accolto con quei supporti promessi da Morawiecki agli ucraini in fuga da Putin. I centri per i migranti gestiti da Varsavia, infatti, sono dei veri e propri centri di detenzione in cui anche i richiedenti asilo possono restare reclusi per mesi. Secondo le denunce di diverse organizzazioni e politici, in queste strutture non ci sarebbero adeguate misure di assistenza medica e psicologica.  

Il pugno duro di Varsavia è stato di fatto tollerato da Bruxelles: se, all’inizio della crisi al confine bielorusso, l'Ue aveva condannato il comportamento di Varsavia, con il passare del tempo ha “cambiato idea” stabilendo che i metodi applicati dalla Polonia sono non solo legittimi, ma replicabili da altri governi del blocco che dovessere trovarsi a fronteggirare una “strumentalizzazione dei migranti a fini politici”.

Ora, è chiaro che la situazione dell'Ucraina è diversa da quella in Bielorussia, da un punto di vista geopolitico. Ma tra gli eventuali profughi ucraini e i richiedenti asilo che si sono ammassati al confine bielorusso qual è la differenza? Varsavia, ma anche gli altri Stati Ue, hanno parlato per mesi del rischio di una "ondata" migratoria che in realtà ha raggiunto al massimo poche migliaia di persone ammassate al confine. Dinanzi al rischio di una guerra ucraina, ora la stessa Varsavia si dice pronta ad accogliere nel migliore dei modi un milione di profughi. Se ci fosse stato lo stesso spirito di accoglienza, forse alcuni dei 21 migranti morti al confine con la Bielorussia sarebbero oggi ancora in vita. Compreso il bambino di un anno trovato senza vita lo scorso novembre.

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