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Venerdì, 29 Marzo 2024
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In Polonia entra in vigore il bando quasi totale dell'aborto, ma le donne non ci stanno

Manifestazioni di protesta a Varsavia e in altre città del Paese contro la legge che vieta l'interruzione di gravidanza anche in caso di malformazione o grave malattia del feto. Sarà concessa ora solo in caso di rischio della vita per la madre o in caso di stupro o incesto

Le donne in Polonia non potranno più abortire eccetto nei casi di pericolo per la vita per la donna o in seguito a stupro o incesto. Ieri è stata pubblicata sulla gazzetta ufficiale, ed è quindi entrata in vigore, la controversa sentenza della Corte costituzionale nazionale che impone un divieto quasi totale dell'interruzione volontaria di gravidanza, dichiarando incostituzionali le norme che che prima consentivano l'aborto in caso di malformazione o malattia incurabile del feto, cosa che adesso non sarà più permessa.

Le manifestazioni

Nella serata di ieri, dopo la pubblicazione della sentenza, ci sono state proteste a Varsavia e in altre città come Poznan, Olsztyn, Cracovia e Katowice, coinvolgendo migliaia di cittadini. Nella capitale le manifestazioni hanno preso la forma di un corteo, che è passato simbolicamente davanti alla sede della Corte costituzionale, ma anche al quartier generale del partito Diritto e giustizia (PiS), il partito che governa il Paese e di cui fanno parte il presidente e il primo ministro, Andrzej Duda e Mateusz Morawiecki. I manifestanti hanno attraversato il centro della città gridando slogan antigovernativi ed esibendo striscioni a favore del diritto all'aborto ma anche bandiere arcobaleno. Gli organizzatori hanno già annunciato nuove proteste per i prossimi giorni. "Esprimete la vostra rabbia come meglio ritenete", ha esortato in conferenza stampa Marta Lempart, leader dello Sciopero delle donne, la piattaforma che unisce diversi movimenti di tutta la Polonia. "Si annuncia una notte difficile", ha detto Klementyna Suchanow, un'altra attivista e membro di Women's Strike, affermando che "tutta la Polonia si sta mobilitando, non solo a Varsavia. Siamo pronte!". Borys Budka, segretario del partito di opposizione Piattaforma civica, ha dal canto suo sostenuto che la decisione di pubblicare ieri l'attesa motivazione scritta della Corte è dovuta alla necessità di coprire il caos creato dal governo intorno alle vaccinazioni contro il Covid-19. 

La sentenza

Secondo la sentenza della Corte costituzionale polacca, l'interruzione della gravidanza è ammissibile solo se c'è un'alta probabilità di danni irreversibili o letali al feto, se la vita della madre è in pericolo e nei casi di incesto e di stupro. La Corte aveva emesso la sentenza il 22 ottobre scorso, innescando dure proteste, con centinaia di migliaia di persone, soprattutto donne, scese in strada in tutte le maggiori città della Polonia, per giorni, nonostante le restrizioni dovute al coronavirus. La dimensione della protesta ha allarmato anche l'episcopato, che ha visto per la prima volta nella storia polacca dei giovani interrompere le cerimonie religiose per contestare il forte legame fra la Chiesa e l'attuale apparato di potere. Il governo ha risposto ricorrendo all'esercito e ritardando la pubblicazione della sentenza. Il rallentamento nella pubblicazione è stato attribuito formalmente al ritardo con il quale sono state inviate le opinioni dei giudici dissenzienti della Corte medesima. Tuttavia, indiscrezioni giornalistiche nelle ultime settimane hanno fatto emergere che all'interno del partito ultra cattolico che guida il governo, il PiS, c'erano preoccupazioni sul fatto che la pubblicazione potesse scatenare altre proteste.

La condanna del Parlamento Ue

Sulla vicenda, nel novembre scorso, è intervenuto anche il Parlamento europeo, affermando in una risoluzione che rendere illegale l'aborto nei casi di gravi e irreversibili malformazioni fetali "mette a rischio la salute e la vita delle donne", poiché la maggior parte degli aborti legali in Polonia, fino al 96 per cento, viene praticata per queste ragioni. Julia Przylebska, presidente della Corte costituzionale polacca, ha però prontamente replicato denunciando la risoluzione del Parlamento europeo come "un tentativo senza i precedenti di interferenza nelle questioni interne del sistema politico polacco, che non sono regolate nei trattati europei". Secondo i dati ufficiali, attualmente in Polonia ci sono meno di 2.000 interruzioni volontarie di gravidanza legali ogni anno, ma le organizzazioni femministe stimano che ogni anno ne vengano effettuati circa 200 mila, illegalmente o all'estero. Nel 2019, gli aborti dovuti a un pericolo per la vita e la salute della madre e in casi di stupro e incesto erano il 3% del totale. 

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