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Venerdì, 22 Settembre 2023
Le radici delle tensioni / Ucraina

Quali sono le origini e le ragioni del conflitto tra Russia e Ucraina

L'insurrezione del Donbass, sostenuta da Mosca, è iniziata nel 2014 e ha fatto già almeno 14mila vittime. Alla sua base ragioni geopolitiche e le tensioni di un Paese diviso tra Occidente e Oriente

Per capire le origini della crisi tra Russia e Ucraina bisogna fare un passo indietro almeno fino al 2013, anno dell'esplosione delle proteste che presero poi il nome di Euromaidan. Fu allora che diventarono incandescenti le relazioni tra i due Paesi, che a dire il vero non sono mai state idilliache da quando Kiev dichiarò l'indipendenza dall'Unione sovietica il 24 agosto 1991, pochi giorni dopo il colpo di Stato con cui alcuni militari provarono a rovesciare l'allora presidente Michail Gorba?ëv, anticipando la caduta del comunismo che sarebbe poi avvenuta alla fine dell'anno. Dalla sua indipendenza la nazione ha sempre oscillato tra la vicinanza all'Occidente e quella alla Russia, con la politica che rispecchiava in questo senso una divisione che era forte anche nella popolazione.

L'Euromaidan

Questa divisione diventò evidentissima durante la leadership del presidente Viktor Yanukovych, eletto presidente nel 2010 (ma che era già stato premier varie volte). Fu allora che il governo virò decisamente verso la Russia di Vladimir Putin, e così Yanukovych, originario proprio del Doneck, la regione ora sotto il controllo dei separatisti, nel 2013 decise di sospendere la Deep and Comprehensive Free Trade Area, un accordo di associazione e libero scambio con l'Unione europea. Il giorno dopo la decisione, nella notte tra il 21 e il 22 novembre, scattarono forti e violente popolari che dalla piazza Indipendenza di Kiev si estesero anche ad altre zone del Paese. Queste proteste, che portarono anche a violenti scontri in cui morirono almeno cento persone, presero il nome di Euromaidan (che letteralmente significa Europiazza in ucraino), durarono circa tre mesi, e si conclusero con la fuga e la messa in stato di accusa di Yanukovych a fine febbraio del 2014.

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Le insurrezioni filorusse

Fu allora che in Crimea, penisola nel Mar Nero abitata prevalentemente da russofoni e strategica dal punto di vista geopolitico per la Russia, un gruppo di ribelli, aiutati da gruppi di militari senza insegne nazionali chiamati “omini verdi” per il colore delle loro uniformi (e che con ogni probabilità erano soldati russi), insorse e proclamò l'indipendenza chiedendo, dopo un referendum vinto con oltre il 95 per cento dei voti, l'autodeterminazione e in seguito l'annessione alla Russia, annessione che Mosca immediatamente riconobbe e che però non fu mai accettata da Kiev e dall'Occidente. Un'altra insurrezione armata esplose ad aprile nel cuore industriale orientale del Paese, il Donbas, scatenando una guerra civile ancora in corso nelle province di Donetsk e Lugansk, dove vennero proclamate, a seguito di altri contestati referendum, le omonime Repubbliche popolari che nel nome e nel simbolismo si rifanno alle repubbliche sovietiche.

Le vittime del conflitto

Lo scontro tra le forze ucraine e i separatisti, che tutti ritengono supportati da Mosca nonostante il Cremlino abbia sempre negato, si trasformò in un vero e proprio conflitto che ad oggi ha fatto almeno 14mila morti. Questi includono i 298 passeggeri di un aereo di linea della compagnia Malaysia Airlines, diretto da Amsterdam a Kuala, abbattuto nel luglio 2014 da separatisti filo-russi che, a quanto pare, avrebbero colpito il velivolo per sbaglio avendolo scambiato per un aereo militare. Oltre 730mila persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case dall'inizio delle ostilità.

Milizie popolari

In entrambi gli schieramenti si sono sviluppate vere e proprie milizie popolari, che richiamano anche combattenti da altri Paesi. I nazionalisti ucraini, provenienti in gran parte da formazioni politiche di estrema destra, crearono il battaglione Azov, che divenne talmente forte che l’esercito di Kiev decise di incorporarlo come un vero e proprio reggimento. A sostenere i ribelli filorussi ci sono invece molti militanti dell’estrema sinistra di tutta Europa.

Le ragioni della Russia

Mosca è naturalmente interessata a mantenere un'influenza nel Paese, influenza che dalla cacciata di Yanukovych è diventata ormai praticamente nulla, con tutte le forze che si sono alternate al potere che sono state spiccatamente filoeuropee, mentre i partiti e i politici filorussi sono stati fortemente osteggiati. Per Putin le ragioni di questa necessità di influenza sono non soltanto storiche, visto che l'Ucraina è considerata storicamente parte della Russia, ma anche geopolitiche, perché il Cremlino vuole impedire una adesione della Nato che di fatto significherebbe che gran parte del confine occidentale della Russia sarebbe presidiato dall'Alleanza Atlantica (cosa che dall'altra parte agli Usa e all'Occidente farebbe comodo). Dopo il 1997 sono entrate nella Nato diverse nazioni che prima erano nell'orbita sovietica (Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia, Romania e Bulgaria), Putin non può permettere che lo faccia anche Kiev, con cui l'Alleanza nel 2008 ha siglato a Bucharest un Patto per assicurare l'adesione, cosa fatta anche con un'altra nazione ex sovietiva, le Georgia che diedi i natali a Joseph Stalin.

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La mappa dell'allargamento della Nato (fonte Center for Strategic & International Studies)

Il fallimento del processo di pace

Il processo di pace era stato affidato al cosiddetto formato Normandia (composto da Russia, Ucraina, Francia e Germania) e ha portato agli accordi di Minsk (siglati in due tranches nel 2014 e 2015). Tra le altre cose gli accordi prevedevano da una parte che Kiev assicurasse autonomia alle regioni separatiste e amnistia per i ribelli, e dall'altra che i militari russi sparissero dal territorio. Nessuna delle due condizioni è stata rispettata né tanto meno è stato mai davvero rispettato il cessate-il-fuoco che era stato concordato. Ora potrebbe essere arrivato il momento della resa dei conti finale.

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