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Martedì, 23 Aprile 2024
Paure e controlli

Perché l'Europa non teme l'ondata di Covid in Cina

Finora solo la Spagna ha seguito l'esempio italiano, mentre il resto dell'Ue sta a guardare. Per l'Ecdc non c'è motivo di preoccuparsi (per ora)

La Spagna ha deciso di seguire l'esempio dell'Italia, imponendo l'obbligo di test o un certificato di vaccinazione per chi arriva dalla Cina. Ma oltre a Madrid, il resto dell'Ue non sembra preoccupato dall'ondata di casi di Covid-19 che sta colpendo il Paese asiatico. Un atteggiamento che viene in qualche modo giustificato dalla valutazione fatta dagli esperti dell'Ecdc, il centro europeo per il controllo delle malattie. La valutazione, per il momento, non è stata ancora pubblicata, me le anticipazioni sui media hanno già scatenato polemiche.

Secondo l'Ecdc, "le varianti del Covid-19 che sono state finora rilevate in Cina sono circolate in precedenza in Europa e, quindi, non rappresenterebbero una minaccia per la popolazione del Continente data l'elevata immunità raggiunta", scrive El Pais, che ha consultato il documento. “Le varianti che circolano in Cina circolano già nell'Ue e, in quanto tali, non rappresentano una sfida per la risposta immunitaria dei cittadini dell'Ue. Data la maggiore immunità della popolazione europea, nonché la precedente comparsa e successiva sostituzione nell'Ue di varianti attualmente circolanti in Cina da parte di altre sottolinee Omicron, non si prevede che un aumento dei casi in Cina influenzi la situazione epidemiologica in Europa", si legge in una nota dell'agenzia.

L'Ecdc tiene però a precisare che la sua valutazione si basa sulle informazioni "ottenute finora". Il timore è che i dati in arrivo dalla Cina non siano attendibili, o perché le autorità non li condividono o perché il sistema sanitario del Paese è sovraccarico. Per questo motivo, il comitato per la sicurezza sanitaria dell'Ue ha raccomandato agli Stati membri di aumentare la sensibilità dei sistemi di sorveglianza per rilevare quanto prima l'emergenza di una possibile nuova variante aumentando le risorse di sequenziamento genetico.

In una lettera inviata agli Stati membri, la commissaria Ue alla Salute, Stella Kyriakides si è limitata a invitare le autorità nazionali a "valutare le vostre attuali pratiche di sequenziamento del virus", ma nulla più. "Alla luce dell'abolizione delle restrizioni ai viaggi annunciata dal governo cinese, che entrerà in vigore l'8 gennaio prossimo, invito a rimanere molto vigili poiché i dati epidemiologici o i test affidabili per la Cina sono piuttosto scarsi, la copertura vaccinale generale in Cina è bassa e non esiste una decisione di equivalenza tra i certificati di vaccinazione o di guarigione cinesi e il certificato digitale Covid 19 dell'Unione europea", si legge nella lettera di Kyriakides. "Vorrei invitarvi a valutare le vostre attuali pratiche di sequenziamento del virus - continua la Commissione - se sono state ridimensionate a causa della nuova fase domestica, potreste prendere in considerazione l'idea di aumentarle nuovamente. Secondo Kyriakides "sarebbe poi importante continuare o avviare una sorveglianza delle acque reflue, che includa le acque di scarico degli aeroporti principali" perché "se compare una nuova variante del virus Sars-CoV2, in Cina o nell'Ue, dobbiamo individuarla tempestivamente per essere pronti a reagire rapidamente".

A differenza di Italia e Spagna, dunque, l'Europa resta per ora in attesa, forse anche per le pressioni dei settori economici, a partire da quello turistico, che attendono con ansia il ritorno dei milioni di turisti cinesi dopo quasi tre anni di stop. Il governo Meloni insiste però nel chiedere un approccio coordinato. Mentre esperti italini come Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene all'Università Cattolica e presidente del Mission Board for Cancer dell'Ue, ha accusato l'Ecdc di essere una "agenzia in perenne ritardo". Per Ricciardi, il centro europeo è in questo momento un'agenzia "priva di leadership scientifica adeguata alle sfide contemporanee", scrive in un tweet, e commenta: "È un peccato". 

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