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Venerdì, 29 Marzo 2024
Il caso

Dov’è Peng? L’Ue non crede alla Cina: "Liberatela"

La tennista aveva accusato l’ex vicepremier Gaoli di violenza sessuale. Poi la scomparsa, interrotta da video e foto che hanno fatto sorgere ancora più dubbi sulla sua sicurezza

Le immagini diffuse sui social nelle quali la tennista Peng Shuai sorride e riceve applausi durante un torneo non hanno convinto l’Unione europea, che oggi ha chiesto alla Cina di fornire “prove verificabili della sicurezza, del benessere e della posizione” della campionessa. Shuai a inizio novembre aveva accusato l'ex vicepremier cinese Zhang Gaoli di averla stuprata e poi costretta ad una relazione. Dopo la denuncia sui social, si erano perse le tracce della star del tennis, riapparsa in alcuni video e foto pubblicate su Twitter. Materiale che ha suscitato più dubbi che rassicurazioni.

“L'Ue esprime solidarietà alla tennista cinese Peng Shuai, scomparsa poco dopo aver pubblicato accuse di violenza sessuale sui social media cinesi”, ha dichiarato in una nota Nabila Massrali, portavoce della Commissione europea in materia di affari esteri. “La sua recente riapparizione pubblica - ha aggiunto la rappresentante Ue - non allevia le preoccupazioni sulla sua sicurezza e libertà”. Di qui l’appello di Bruxelles che “si unisce alle crescenti richieste internazionali, anche da parte dei professionisti dello sport, di garantite che sia libera e non minacciata”, e dunque alla pretesa di prove da Pechino. L’Ue, inoltre, “esorta le autorità cinesi a condurre un'indagine completa, equa e trasparente sulle sue accuse di violenza sessuale” avanzate dalla donna.

La reazione di Bruxelles sul caso Shuai era attesa da giorni. La Commissione non si però è limitata a chiedere garanzie sulla sicurezza della tennista, ma ha colto l’occasione per attaccare le violazioni dei diritti umani in Cina. “L’Ue - si legge ancora nella dichiarazione - si oppone fermamente all'uso della pratica della sparizione forzata e della detenzione arbitraria, in particolare attraverso lo strumento di sorveglianza residenziale in un luogo designato”, quella che alcuni osservatori temono sia stata applicata a Shuai. Bruxelles, ha concluso Massrali, “invita la Cina a rispettare i suoi obblighi in materia di diritti umani ai sensi del diritto nazionale e internazionale”.

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