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Martedì, 19 Marzo 2024
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Commozione e rabbia per il suicidio di Alysson in Belgio: "È il simbolo dei dimenticati della crisi"

Aveva 24 anni e gestiva un salone di parrucchiera a Liegi, chiuso per il lockdown. La sua morte è avvenuta nel giorno in cui erano state pubblicate le condizioni di accesso agli aiuti pubblici per i commercianti. Da cui era stata eclusa

Pochi giorni fa, aveva postato fiera il video della sua intervista alla tv belga Rtl in cui dichiarava di non volersi arrendere. Ma era forse un modo di farsi forza per reggere alle paure che la stavano soffocando. E per le quali, molto probabilmente, ha deciso di togliersi la vita. Si chiamava Alysson Jadin, aveva 24 anni, e gestiva un piccolo salone da parrucchiera. Oggi, suo malgrado, è diventata il simbolo della rabbia e della disperazione di tutte quelle persone travolte dalla crisi del Covid-19 e rimaste senza protezioni sociali. Il suo volto, coperto da una mascherina, e i suoi capelli rossi campeggiano sui social di un Paese, il Belgio, dove da mesi psicologi e sindacati chiedono al governo risorse e strumenti per contrastare non solo gli effetti negativi sull'economia, ma anche quelli sulla salute mentale. Tanto più adesso che è scattato il nuovo lockdown.

La depressione di giovani e commercianti

Un recente studio dell'Università di Anversa ha rilevato che il malessere psicologico sembra essere più presente in questa seconda ondata che nella prima. E sta colpendo con più forza i lavoratori dei settori toccati dalle chiusure e i giovani. Due categorie alle quali apparteneva Alysson. I media locali raccontano di come il Covid abbia prima rallentato i suoi piani di impresa, e poi fatti affondare: a inizio 2020, infatti, aveva fatto richiesta di un prestito per sostenere il suo negozio, a Liegi, ma la prima ondata del virus aveva bloccato la pratica. Alysson non era comunque restata con le mani in mano: aveva prestato la sua professionalità gratuitamente per tagliare i capelli degli anziani di una casa di riposo, "regalando un sorriso a queste persone prive di contatti", scrive Le Soir.

Il doppio colpo

Finita la prima ondata, aveva investito tutti i suoi risparmi per accelerare i lavori e riaprire bottega: ad agosto c'era finalmente riuscita. Ma dopo appena due mesi, complice il boom di casi in Belgio e il nuovo lockdown, era stata costretta a tirare nuovamente giù la serranda. La sua storia era già stata ripresa dai media locali, e alla tv raccontava: "Il mese scorso il mio commercialista mi ha consigliato di rinunciare, ma ho detto di no. Farò la cosa giusta, più ore se devo, perché dopo così poco tempo non puoi fallire, dopo che ci hai messo tutto dentro", ripeteva come per dare coraggio agli altri commercianti. E a se stessa.

I dimenticati della crisi

Il comitato di quartiere aveva provato ad aiutarla. Serge Schoonbroodt, racconta di averla "incontrata prima che il suo salone chiudesse per la seconda volta. La sua situazione era finanziariamente disperata". Per questo, avevano chiesto alle autorità di aiutare lei e chi come lei si trovava in una sorta di limbo: costretti a non lavorare, indebitati, ma senza misure di sostegno per sopravvivere. "Le autorità hanno promesso tutta una serie di cose, ma non si rendono conto dell'urgenza", attacca Schoonbroodt su Rtc

💈💪🏼

Pubblicato da Jadin Alysson su Martedì 10 novembre 2020

L'uomo racconta anche che il suicidio di Alysson è arrivato poco la pubblicazione delle condizioni di accesso ai nuovi sussidi pubblici per le imprese colpite dal lockdown: "Sono sicuro che deve aver visto di non essere idonea. E questo l'ha fatta crollare. Lei è una dei dimenticati della crisi". E' probabile che la situazione lavorativa non sia stata l'unica causa, "ma lo spirito che ha mostrato, la sua determinazione e la sua giovinezza così stentata la rendono l'incarnazione delle difficoltà dei commercianti", scrive Le Soir. La sua vetrina, in una via dello shopping di Liegi, è stata adornata di mazzi di fiori, depositati lì da curiosi e altri commercianti.  

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