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Giovedì, 18 Aprile 2024
Il traguardo / Finlandia

Superate le ultime resistenze turche, la Finlandia entrerà nella Nato

Dopo il via libera dal parlamento di Ankara esulta il segretario generale dell'Alleanza Stolteberg: "Insieme siamo più forti". Per la Svezia ancora nulla di fatto

Superate le ultime resistenze della Turchia, la Finlandia è ormai pronta a diventare un membro della Nato. Il Parlamento di Ankara ha approvato la richiesta di ingresso di Helsinki, un atto atteso e annunciato, dopo l'incontro avvenuto a metà marzo tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e l'omologo finlandese Sauli Niinisto. La scorsa settimana la Commissione per gli Affari Esteri del Parlamento turco aveva dato il via libera alla ratifica dell'adesione, spianando la strada al Parlamento, che ha dovuto agire in tempi brevissimi, considerando anche che la Turchia si avvia verso lo scioglimento delle Camere in vista dell'appuntamento con le urne del prossimo 14 maggio. "Mi sono congratulato con il presidente Sauli Niinisto per il completamento della storica ratifica dell'adesione della Finlandia. Non vedo l'ora di alzare la bandiera della Finlandia al quartier generale Nato nei prossimi giorni. Insieme siamo più forti e più sicuri", ha scritto in un tweet il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.

Resta al palo invece la Svezia, contro cui rimane il veto turco. Stoccolma dovrà aspettare il risultato delle elezioni e la formazione del nuovo Parlamento e quindi, anche se verranno superate le resistenze della nazione anatolica, se ne riparlerà non prima giugno. I due Paesi, che hanno deciso di chiedere l'adesione alla Nato dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, si sono dovuti da subito scontrare con le resistenze turche. La svolta è arrivata quando avevano siglato un'intesa con il governo di Ankara lo scorso giugno al vertice dell'Alleanza atlantica a Madrid in cui si sono impegnati a rimuovere l'embargo sulla vendita di armi decisa nel 2019 nei confronti della Turchia, vietare manifestazioni, raccolte fondi e reclutamento in favore di organizzazioni curde come il Pkk e Ypg e l'estradizione di elementi legati allo stesso Pkk o accusati di aver preso parte al golpe del 2016 e attualmente residenti nei due Paesi scandinavi. Impegni cui i due Paesi hanno fatto fronte in maniera diversa.

Mentre non si sono registrate frizioni con la Finlandia, sono state numerose le polemiche con la Svezia, anche perché molte delle persone di cui la Turchia ha chiesto l'estradizione, hanno chiesto asilo politico nel Paese scandinavo che in materia è molto accogliente. La svolta che ha portato alla divisione delle strade di Svezia e Finlandia è arrivata con il rogo del Corano da parte di membri del partito dell'estrema destra islamofoba, Stram Kurs, avvenuto dinanzi l'ambasciata turca a Stoccolma lo scorso 24 gennaio, da parte di alcuni manifestanti, e poi anche l'affissione di un pupazzo con il volto di Erdogan appeso a testa in giù da simpatizzanti del Pkk.

Per Erdogan è stato un motivo (o una scusa) in più per continuare nella sua opposizione intransigente. "Non si aspettino il nostro sostegno", aveva detto dopo l'episodio del Corano bruciato. Perché un nuovo Paese ottenga il permesso di aderire all'alleanza è necessaria la ratifica da parte di tutti i 30 Paesi membri. Oltre a quello della Turchia manca alla Svezia anche la ratifica da parte del Parlamento ungherese, che pure solo tre giorni fa ha dato il via libera alla Finlandia. A Budapest non sono piaciuti i ripetuti commenti negativi e critiche giunti da Stoccolma nei confronti del governo del premier ungherese Viktor Orban, e le critiche sul rispetto dello Stato di diritto.

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