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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Paradise papers, adesso l'Ue vuole accelerare sulla “black list” dei paradisi fiscali

Lo chiede il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici. I ministri delle Finanze dovrebbero varare la prima lista il 5 dicembre

Da Bono alla Regina Elisabetta, da Hamilton alla Nike, passando per ministri, segretari di Stato ed imprenditori di tutto il mondo. Sono alcuni dei vip o delle multinazionali citati nelle carte che il Consorzio di giornalisti investigativi Ijc ha portato alla luce, svelando come, grazie a scappatoie legali, siano state spostate enormi quantità di denaro verso i paradisi fiscali. L'ultimo scandalo si chiama Paradise papers, ma prima ci sono stati i LuxLeaks e i Panama papers. Un fenomeno che ogni anno nell'Unione europea sottrae alle casse dei paesi membri (e ai loro cittadini) una cifra tra i 50 e i 70 miliardi di euro.

Come già successo in passato, l'Ue alza ora la voce. Lo fa per bocca del commissario Ue agli Affari fiscali Pierre Moscovici, che ha invitato l'Ecofin, il Consiglio europeo che riunisci i ministri delle Finanze, a definire entro l'anno la lista nera dei paradisi fiscali. Questo d'altra parte è l'impegno assunto dai ministri finanziari al lavoro da mesi per preparare la “black list” che dovrebbe essere varata il 5 dicembre. Non mancano le resistenze e i tentennamenti. Ma la speranza, adesso, è che le nuove rivelazioni emerse con i Paradise Papers possano essere un elemnto di pressione politica in più sull'Ecofin.

Moscovici ha dichiarato che "nella lista non ci sarà alcun paese Ue perchè un paradiso fiscale è un paese che non rispetta gli standard di buona governance". I paesi con i quali la Ue ha aperto negoziati compaiano nella lista nera e hanno tempo fino al 18 novembre per rispondere ai rilievi sull'applicazione degli standard fiscali di trasparenza e di contrasto all'evasione. I paesi ai quali la Ue ha inviato lettere per ottenere chiarimenti e spingerli a modifiche sotto minaccia di essere inseriti nella black list sono una sessantina. 

Le reazioni

Dal Parlamento Ue in tanti chiedono un maggior impegno degli Stati europei e della Commissione.  “I paradisi fiscali devono diventare l’inferno dei truffatori”, hanno detto in una nota gli esponenti del gruppo dei Socialisti e Democratici. “Dopo le rivelazioni dei LuxLeaks e dei Panama Papers abbiamo un’altro squarcio nell’universo parallelo dell’evasione fiscale”, un mondo che ha “le proprie leggi che vanno a vantaggio dei pochi e a danno dei molti”, dice il socialista Peter Simon.

“Davanti a questo ennesimo scandalo la Commissione Juncker deve dare un segnale immediato di giustizia pubblicando subito una black list completa e credibile dei paradisi fiscali (compresi quelli in Ue)”, dichiara Marco Valli, eurodeputato M5s: “I ministri delle Finanze dell'Unione europea hanno aggiunto questo punto all'ordine del giorno della prossima riunione Ecofin, ma vigileremo affinché non rimangano soltanto parole. Chiediamo, inoltre, che vengano presi provvedimenti per tutelare i giornalisti d'inchiesta. Mai più vittime nel nome della verità, mai più casi come quello di Daphne Caruana Galizia, uccisa in un attentato a Malta", ha aggiunto, ricordando la giornalista maltese che aveva partecipato all'inchiesta sui Panama papers e che il 15 ottobre scorso è stata uccisa in un attentato. 

I popolari, principale gruppo politico al Parlamento europeo, chiedono la creazione di due liste nere in cui siano registrati tutti i paradisi fiscali e altri luoghi dove è possibile riciclare denaro. “Dobbiamo assicurarci che le liste nere siano dotate di criteri oggettivi, con sanzioni che spingano i paesi elencati ad uscire dall’elenco”, spiega Dariusz Rosati.

“I paradisi fiscali di alcuni sono l’inferno di tutti gli altri”, ha attaccato Eva Jolie dei Verdi, mentre per l'esponente a Bruxelles di Possibile, Elly Schlein, “la battaglia contro evasione ed elusione fiscale va condotta a livello globale, creando un intergovernativo organismo all’interno dell’ Ue, per mettere al tavolo tutti gli Stati coinvolti, partendo da quelli più poveri che sono i più colpiti”.

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