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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Paradise papers, coinvolta azienda italiana con rapporti con il governo? Pinotti: “Pronti  a usare la Golden Power”

Secondo la trasmissione di RaiTre Report, si tratterebbe della Vitrociset, che fornisce servizi informatici a diversi ministeri. A preoccupare soprattutto le ipotesi di vendita della società, che possiede informazioni in molti casi secretate per ragioni di sicurezza nazionale

Un'azienda italiana che fornisce servizi informatici ai ministeri della Difesa e del Tesoro sarebbe finita tra le carte dei Paradise papers, l'inchiesta giornalistica internazionale che ha svelato una gigantesca fuga di capitali di imprese e vip (da Bono alla regina Elisabetta) verso i paradisi fiscali in giro per il mondo (Europa compresa).  

L'azienda in questione, secondo la trasmissione di RaiTre Report che, insieme all'Espresso, fa parte del network di testate giornalistiche che ha condotto l'inchiesta sui Paradise Papers, sarebbe la Vitrociset, che ha sede a Roma, ma attraverso un complesso meccanismo di scatole finanziarie, sarebbe conotrollata da una società delle Antille olandesi, con capitale sociale di un dollaro. Tale notizia apre non poche preoccupazioni all'interno del governo. Anche perché, come scrive il Corriere, Vitrociset “da alcuni decenni fornisce servizi ad alto tasso di contenuto strategico a istituzioni chiave del nostro Paese: da Bankitalia al ministero della Difesa, dalla Guardia di Finanza all’Agenzia spaziale italiana”. Il problema non è tanto lo scandalo, quanto le ipotesi che circolano da giorni su una possibile vendita dell'azienda. Vicenda delicatissima, se si pensa che solo il ministero della Difesa ha una serie di contratti secretati e in deroga alle regole del codice degli appalti pubblici, per ragioni di sicurezza nazionale.

Per questo, il governo sta valutando di usare la Goden Power. Lo ha confermato la ministra della Difesa, Roberta Pinotti, al suo arrivo per una riunione del Consiglio affari esteri a Bruxelles. "La Golden Power che risiede a palazzo Chigi come strumento di verifica, è uno strumento che noi possiamo utilizzare", ha spiegato Pinotti.
In base alle norme, l'esecutivo “non solo può fornire prescrizioni societarie e gestionali all’acquirente, ma può anche giudicare un soggetto, soprattutto se straniero, inidoneo all’acquisto, e dunque bloccare la vendita”, scrive sempre il Corriere. L'obiettivo di Palazzo Chigi è che, al di là della fuga di capitali, non finiscano in mani straniere dati informatici sensibilissimi per la sicurezza nazionale. 
 

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