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Sabato, 20 Aprile 2024
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La pandemia si poteva evitare (anche aiutando prima l'Italia): il report indipendente che accusa governi e Oms

Un panel composto da ex leader politici ed esperti internazionali ripercorre la lunga catena di errori, che continua tuttora, dietro la diffusione globale del Covid-19. E bacchetta Ue, Germanie e Francia

La pandemia di Covid-19 è stata un "disastro" che "si sarebbe potuto evitare", se non fosse stato per una catena di errori le cui colpe sono principalmente legate all'attendismo dei governi nel prendere delle misure forti contro la diffusione. Come il ritardo di Ue e Germania nel rispondere alle richieste di aiuto dell'Italia. E' quanto sostiene il report dell'Independent Panel for Pandemic Preparedness and Response, panel indipendente guidato dalla ex presidente della Liberia Ellen Johnson Sirleaf e dalla ex premier della Nuova Zelanda Helen Clark, che sono state incaricate dall'Oms l'anno scorso di esaminare la risposta della stessa agenzia Onu al Covid-19 a seguito di una richiesta di Paesi membri.

Nel report, sotto accusa è la stessa Oms, ma anche i Paesi di tutto il mondo, che hanno reagito con estrema lentezza dinanzi a quella che era ancora un'epidemia: la maggior parte ha aspettato di vedere come il virus si diffondesse invece di agire. Ma a quel punto era troppo tardi per contenerlo, e i risultati sono stati catastrofici.

Le occasioni perse

Il report fa un elenco cronologico dei 13 momenti chiave in cui, se si fosse intervenuto, si sarebbe potuto evitare il disastro. Il primo momento è in un certo senso antecedente, perché riguarda tutti quei documenti di esperti mondiali preparati negli anni precedenti che avvertivano i governi di tutto il mondo della necessità di farsi trovare pronti a eventuali pandemie, e di come farlo. "Ci sono revisioni di disastri sanitari precedenti che hanno raccolto polvere nelle cantine dell'Onu e dei governi. Il mondo era stato avvertito che questo sarebbe successo", accusa Johnson Sirleaf. La maggior parte dei Paesi del mondo "semplicemente non era preparata per una pandemia", ha detto. "Non avevano sottoposto a stress test i loro sistemi o investito abbastanza in forniture e risorse umane", ha aggiunto Sirleaf.

Il secondo momento chiave riguarda quanto successo subito dopo le prime avvisaglie in Cina. E poi di quelle in Europa e negli Usa. In tutti questi casi, si sarebbe dovuto intervenire con forza nell'immediato. Lo potevano fare i governi occidentali. Ma lo poteva fare anche l'Oms. Sull'Organizzazione mondiale della sanità, il panel non è meno morbido. Da un lato, è vero, c'è un problema normativo di cui la leadership dell'Oms non ha diretta responsabilità: il regolamento sanitario internazionale esistente, che stabilisce come i Paesi devono rispondere agli eventi di salute pubblica e specificare quando può essere fatta una dichiarazione di emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale, "serve a limitare piuttosto che a facilitare un'azione rapida", ha detto Sirleaf. 

Dall'altro lato, pero', sostiene il panel, anche con l'attuale quadro normativo, un'emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale avrebbe potuto essere dichiarata entro il 22 gennaio 2020. L'Oms ha fatto questa dichiarazione solo il 30 gennaio. Il mese successivo di febbraio, continua il report, è stato un periodo di "opportunità perse", con diversi Paesi in attesa che gli ospedali e le unità di terapia intensiva si riempissero prima di agire. A quel punto era "troppo tardi" per scongiurare la pandemia, ha detto Clark.

Il caso Italia

Ma un conto è scongiurare la pandemia, un altro è ridurne l'impatto. E anche su questo secondo punto, le responsabilità dei governi sono gravi. Il report si sofferma sul caso dell'Italia, "il primo epicentro europeo della pandemia". Il testo è un atto di accusa nei confronti dell'Ue, della Francia e della Germania: l'Italia, si legge, il 28 febbraio "ha cercato forniture di maschere per il viso attraverso il meccanismo di protezione civile dell'Unione europea", ma "una settimana dopo la sua richiesta" non aveva ancora ricevuto risposta. Nel frattempo "Francia e Germania avevano imposto limiti all'esportazione per le attrezzature di protezione medica". Solo il 18 marzo, ossia più di due settimane dopo, la Germania ha inviato 400mila mascherine e 300 ventilatori. Mentre l'Ue si è mossa solo "alla fine di aprile" con il suo meccanismo di protezione civile "consentendo la fornitura di circa 3360 litri di liquido disinfettante per mani da parte dellla vicina Austria".

Il nazionalismo dei vaccini

La catena di errori prosegue e giunge fino all'attuale campagna di vaccinazione. Fin dall'inizio della pandemia, il report sottolinea la "mancanza di leadership e coordinamento globale", con "tensioni geopolitiche e nazionalismi che hanno fatto saltare il multilateralismo", ha detto Clark. Il nuovo rischio che il panel individua oggi è il nazionalismo dei vaccini. "Nonostante un anno di sforzi per risolvere questioni fondamentali", la distribuzione dei vaccini sta avvenendo in modo fallimentare, e non riesce a far fronte alle varianti. "C'è un bisogno immediato di un accordo politico per la ridistribuzione delle dosi di vaccino disponibili e in arrivo", attraverso scambi più rapidi per le forniture di ingredienti e materiali. Il mondo, continua il testo, avrà bisogno di almeno 5 miliardi di vaccini all'anno "per il prossimo futuro". 

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