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Martedì, 23 Aprile 2024
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“Destra e sinistra mi attaccano perché le mie inchieste danneggiano l'immagine di Malta”

Sono le parole di Daphne Caruana Galizia, la blogger uccisa lunedi' con una bomba, nel duro j'accuse fatto lo scorso febbraio davanti agli eurodeputati della commissione d'inchiesta sui Panama papers, lo scandalo che con i suoi articoli aveva contribuito a far emergere. Oggi a Bruxelles, l'Eurocamera proporrà nuove norme per contrastare evasione fiscale e sostenere informatori e giornalisti

“I Panama papers hanno rivelato molto più di una semplice evasione fiscale, hanno portato alla luce corruzione e crimine organizzato. Io l'ho denunciato. E per questo, i politici maltesi di entrambi gli schieramenti mi attaccano: per loro, con i miei articoli, danneggio l'immagine del Paese”. Sono le parole di Daphne Caruana Galizia, la blogger uccisa lunedi' con una bomba-auto a Bidnija,  villaggio dell'isola di Malta. Parole riportare nei documenti della commissione d'inchiesta del Parlamento europeo sui Panama papers, lo scandalo fiscale internazionale che con le sue inchieste Daphne aveva contribuito a far emergere. “La legge maltese favorisce questi crimini – disse durante la sua audizione alla commissione parlamentare, in missione a La Valletta – Una legge che consente di concedere facilmente e in modo sospetto la cittadinanza maltese, che consente al potere politico di scegliere direttamente azionisti, manager di società private”.

L'atto di accusa di Caruana Galizia è adesso agli atti del Parlamento europeo, tra le carte che compongono il grande archivio raccolto dalla commissione di inchiesta sui Panama papers, costituita a Bruxelles all'indomani dello scoppio dello scandalo. Commissione che proprio oggi voterà una serie di raccomandazioni per chiedere all'Ue e ai suoi  Stati membri di fare di più contro l'evasione e l'elusione fiscale e per proteggere quegli informatori grazie ai quali Daphne ha potuto smascherare  le commistioni tra politica, affari e criminalità a Malta.

L'amara sorte di chi denuncia

Del resto, chi ha denunciato gli enormi giri di denaro sfuggiti al fisco (e le connessioni criminali a essi legate) se la passo peggio di quelli che sono stati denunciati. E' successo a Stéphanie Gibaud, direttrice del marketing di Ubs, licenziata per aver rivelato le pratiche sospette della sua banca. E' successo ad Antoine Deltour, l'uomo che ha rivelato lo scandalo Lux Leaks e  che Corte d'appello del Lussemburgo ha condannato a sei mesi di carcere. E' successo ad Hervé Falciani, la gola profonda degli SwissLeaks, condannato a cinque anni in Svizzere e che adesso vive lontano dalla famiglia, non usa il telefonino e segue un protocollo di sicurezza a tutela della sua incolumità. Ed è successo a Daphne Caruana Galizia, cui è spettata la sorte peggiore. 

Certo, da un punto di vista giuridico, un giornalista gode di maggiore protezione rispetto agli informatori, che in tanti paesi Ue sono privi di tutele a norma di legge. Una carenza a cui gli eurodeputati chiede oggi che si faccia fronte con una misura di protezione a livello europeo. 

La giustizia "sorda" di Malta

Daphne, pur non rischiano il carcere a differenza dei suoi informatori, scontava l'opposizione di un intero sistema politico, a partire dal premier maltese Muscat, che domani siederà al tavolo dei leader Ue a Bruxelles. Leader del più piccolo paese dell'Unione, un vero e proprio paradiso fiscale. In cui la giustizia sembra avere non pochi problemi di vista, dato che nessuna delle denunce di Caruana Galizia ha mai fatto aprire anche solo un'indagine. Evidentemente, per i giudici maltesi le sue inchieste non erano credibili. Lo erano, invece, per il consorzio di giornalisti investigativi di cui faceva parte e con i quali è stata insignita del più ambito premio dell'informazione, il Pulitzer.  

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