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Lunedì, 22 Aprile 2024
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Se l'Italia è amica dei Paesi arabi (con cui può fare affari)

Il nostro governo si è battuto per provare ad escludere gli Emirati dalla blacklist europea dei paradisi fiscali. Intanto l'Eni ha siglato con il Paese un maxi affare per lo sfuttamento dei suoi giacimenti petroliferi mentre Fincantieri con il Qatar ha in corso un contratto miliardario per la fornitura di navi da guerra

Alla fine gli Emirati Arabi Uniti sono stati inseriti nella “blacklist” dell'Unione europea dei paradisi fiscali. A nulla sono serviti gli sforzi del ministro Giovanni Tria affinché l’Ecofin stralciasse questo nome. Il nostro Paese però, dopo tanta insistenza, è riuscito a strappare una apertura nei confronti di Abu Dhabi, che consiste nella possibilità di modificare l’elenco non appena gli Emirati si saranno messi in regola con le richieste di Bruxelles. Il Paese ha “già presentato una nuova legislazione alla Commissione e bisogna solo aspettare che questa venga approvata”, ha assicurato Tria, secondo cui la riserva italiana era legata solo “a una questione di tempo”. Ma questa battaglia italiana, a favore di uno Stato non certo famoso per il rispetto dei diritti umani e di quelli delle donne, ha fatto storcere il naso a molti.

L'export verso gli Emirati

A quanto pare quando si tratta di affari non ci sono diritti che tengano: al momento, nonostante un periodo di calo lo scorso anno, l'Italia è il terzo esportatore europeo per volume di affari con l'Arabia Saudita, dopo la Germania e Regno Unito, mentre a livello globale è il decimo, per un volume totale nel periodo gennaio-novembre 2018 di oltre 4 miliardi di euro di export.

L'ingresso di ENI nel mercato petrolifero del Paese

A fine gennaio il premier Giuseppe Conte era volato nel Paese per assistere alla sigla del mega affare con cui la Eni ha aumentato del 35% la propria capacità di raffinazione rafforzando in maniera significativa la sua presenza nell’area del Golfo Persico. L'azienda italiana ha investito 3,3 miliardi di dollari per rilevare da Adnoc, la compagnia petrolifera di Stato di Abu Dhabi, il 20% della società Adnoc Refining che opera tre raffinerie, situate nelle aree di Ruwais (Ruwais East e Ruwais West) e Abu Dhabi (Abu Dhabi Refinery), con una capacità di raffinazione complessiva che supera i 900 mila barili al giorno.

Il sottosegretario alla fiera della Difesa di Abu Dhabi

Alcune settimane fa aveva poi scatenato una forte polemica la partecipazione del sottosegretario alla Difesa, in quota Movimento 5 Stelle, Angelo Tofalo, ad Idex 2019, l’esibizione internazionale della Difesa di Abu Dhabi, dalla quale aveva lanciato la proposta di una fiera anche in Italia, magari a Milano, allo scopo di “sostenere le nostre eccellenze della Difesa affinché possano essere superati i gap e gli ostacoli per affermare il Made in Italy nel mercato internazionale”. Una visita e una proposta che hanno messo in imbarazzo la ministra Elisabetta Trenta che ha dovuto prendere le distanze dal sottosegretario.

Una commessa da 5 miliardi per navi militari

E anche il governo precedente non è stato da meno nel chiudere un occhio sui diritti umani pur di fare affari. Fu la ministra della Difesa Roberta Pinotti nell'estate del 2016,a strappare una mega commessa al Qatar che prevede la fornitura, in 5 anni, di 7 unità navali destinate alla Marina Militare del Paese per un costo complessivo di 5 miliardi. Pinotti lo definì “il più grande traguardo mai raggiunto dalla Marina italiana in termini di cooperazione internazionale” e nei fatti è stato anche uno dei più grandi affari chiusi da Fincantieri.

Le accuse contro il Qatar

Il piccolo Paese che si trova nel golfo Persico subisce dal giugno 2017 un embargo imposto da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein ed Egitto (Paesi sunniti) che lo accusano di finanziare i terroristi e di essere troppo all'Iran (Paese sciita). In Qatar, nonostante le critiche di diverse organizzaizoni per la difesa dei diritti umani, è stato scelto per ospitare i mondiali di calcio del 2022. Una decisione su cui ha gettato non poche ombre un'inchiesta del britannico Sunday Times, che citando documenti riservati ha afferma che il Paese avrebbe segretamente offerto 400 milioni di dollari alla Fifa appena 21 giorni prima che venisse assegnata l’organizzazione dell'evento. Secondo l'inchiesta i dirigenti dell’emittente statale Al Jazeera, di proprietà e controllata dall’emiro del Qatar, Sheikh Hamad bin Khalifa Al Thani, avrebbero siglato un ricchissimo contratto televisivo.

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