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Sabato, 20 Aprile 2024
Controversie / Danimarca

Il Paese che cancella la festa religiosa per comprare più armi

La proposta del governo danese ha causato una serie di polemiche e controversie. Contrari i sindacati, i cittadini e la Chiesa evangelica luterana

Il governo danese vuole eliminare una festa religiosa e utilizzare i soldi risparmiati per incrementare la difesa del Paese, rispettando così l'impegno assunto con la Nato di raggiungere una spesa miltare annua pari ad almeno il 2 per cento del proprio Pil. Ma la proposta dell'esecutivo guidato dalla socialista Mette Frederiksen ha scatenato un putiferio contro il quale si sono rivoltati non solo i fedeli, ma anche i sindacati.

La festa da 'sacrificare' secondo i piani del governo cade in promavera (il 5 maggio nel 2023) e si chiama "store bededag", che in danese vuol dire più o  meno "grande giornata di preghiera". Fu istituita oltre 330 anni fa per concentrare in un solo giorno diverse festività cattoliche, e da allora è diventata un appuntamento fisso per la Chiesa di Danimarca, di ispirazione evangelica luterana, che è una chiesa di Stato: a finanziarla sono le casse pubbliche, e la gestione vede la partecipazione dei vescovi, del sovrano, del governo e del parlamento.

Stando ai calcoli dell'esecutivo, eliminando questo giorno di festa a partire dal 2024, la Danimarca risparmierebbe circa 400 milioni di euro, una cifra che verrebbe investita nel settore militare per rafforzare la sicurezza. Ma l'iniziativa ha suscitato una forte opposizione non solo dalla Chiesa danese: una petizione lanciata da un'organizzazione sindacale ha raccolto oltre 360mila firme. La presidente della Confederazione sindacale danese Fh, Lizette Risgaard, ha dichiarato a Euronews che l'eliminazione di una festività è una "diminuzione unilaterale dei benefici per i lavoratori" e arricchisce i datori di lavoro che ottengono un giorno lavorativo in più. Inoltre, molti dipendenti che già lavorano nei giorni festivi, come gli infermieri e i medici, i servizi di emergenza, il personale di vendita nei negozi o gli addetti all'industria dell'ospitalità e del turismo, perderebbero l'aumento di stipendio che di solito si aspettano.

Chiaramente, la Chiesa evangelica luterana si è unita alla protesta: i vescovi danesi hanno accusato il governo di "violazione della fiducia" per la proposta e affermano di non essere stati consultati prima dell'annuncio. Come da attese, forte è stata anche la contestazione politica, con nove partiti di opposizione che si sono uniti per criticare la proposta. Mentre alcuni esperti di finanza pubblica, tra cui il professore Carl-Johan Dalgaard dell'Università di Copenaghen, hanno messo in dubbio i calcoli del governo, sostenendo che i benefici economici del piano sarebbero minimi. L'appuntamento del fronte dei difensori dello "store bededag" è a inizio febbraio, quando dovrebbe tenersi una manifestazione nella capitale danese.

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