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Giovedì, 25 Aprile 2024
Allargamento europeo

Gli otto Paesi che si sono avvicinati all'Ue nel 2022

L'invasione russa dell'Ucraina ha spinto Bruxelles ad aprire ai 'vicini' in chiave anti-Mosca. Ma i veti incrociati continuano a frenare l'allargamento

Nel 2022 l'allargamento è tornato nell'agenda dell'Unione europea. Tra le tante conseguenze della guerra in Ucraina c'è infatti un rafforzamento della spinta europeista tra i Paesi vicini all'Ue, dai quali si fa sempre più pressante la richiesta affinché Bruxelles e gli Stati membri riaprano le porte dell'Unione per farli entrare. Allo stesso tempo i governi Ue più favorevoli all'allargamento, Germania e Italia in primis, sono tornati a chiedere a gran voce l'inclusione dei Balcani nella famiglia europea. Amicizie tra i popoli e vicinanze storiche si scontrano però con i veti e le paure legate a un contesto geopolitico tornato instabile che rende imprevedibili i passi avanti (o indietro) nel futuro dell'integrazione dei Paesi candidati.

Balcani in pole position

Di certo i più vicini all'ingresso nell'Unione sono gli Stati dei Balcani occidentali, anche se è opportuno fare alcune differenze. Albania, Macedonia del Nord e Montenegro sono quelli che hanno completato più tappe nel percorso verso l'Ue. In passato, a ostacolarne l'adesione sono state soprattutto la Francia (principalmente per ragioni di politica interna legate all'immigrazione), la Grecia e la Bulgaria (entrambe per dispute storiche legate alla Macedonia del Nord, che nel 2019 ha cambiato il suo nome ufficiale per andare incontro alle pretese di Atene). 

Moderati passi avanti si sono registrati nel 2022 anche nel processo di adesione di Bosnia ed Erzegovina, che ha ottenuto la status di Paese candidato lo scorso 15 dicembre, e Kosovo. Ma quest'ultimo non è riconosciuto come Stato né dalla Spagna né dalla Grecia: un dettaglio non da poco che complica il percorso di adesione di Pristina. 

Ucraina, Georgia e Moldavia

Gli altri tre Paesi che si sono avvicinati all'Ue nell'anno che volge al termine sono la Georgia, l'Ucraina e la Moldavia. Queste ultime due hanno ricevuto lo status di Paesi candidati all'ingresso in Europa nel giugno del 2022, mentre al governo di Tbilisi è stato chiesto di adottare una serie di riforme politiche ed economiche per ottenere il sì alla candidatura. La vicinanza dell'Ue dimostrata ai tre Stati presi di mira direttamente da Mosca, con l'Ucraina invasa dalle truppe russe dal 24 febbraio scorso, ha un forte valore simbolico. Tuttavia la mossa di Bruxelles indica anche una chiara strategia geopolitica che premia i Paesi che vogliono affrancarsi dalla sfera d'influenza russa e penalizza chi, come la Bielorussia, ha invece imboccato il percorso inverso.

L'amicizia scomoda

Teoricamente anche la Serbia sta negoziando il suo ingresso nell'Ue, ma non si può certamente dire che il rapporto tra Belgrado e Bruxelles abbia fatto passi avanti nel 2022. L'inizio della guerra in Ucraina ha fatto tornare a galla il forte legame storico tra Serbia e Russia, con Belgrado che ha più volte ignorato la richiesta Ue di allineamento sulla politica estera europea di condanna dell'invasione russa e di isolamento del Cremino. E le recenti tensioni col Kosovo non hanno fatto altro che ridurre ulteriormente le possibilità che i due Paesi balcanici possano un giorno far parte dell'Unione europea. 

"Come prima della guerra nell'ex Jugoslavia", il monito del Kosovo all'Europa

La Turchia sempre più distante

Un altro Paese candidato ma sempre più distante dall'adesione all'Ue è la Turchia. La richiesta di Ankara di entrare in Europa risale al 1987. Solo nel 1999 Bruxelles ha dato il via libera alla candidatura per poi iniziare una lunga trafila di accordi e impegni bilaterali nel cammino verso l’adesione. Le forti tensioni emerse negli ultimi anni tra l’Ue e il Paese governato da Erdogan hanno però convinto Bruxelles a rimangiarsi le promesse di integrazione, mettendo di fatto la candidatura di Ankara nel congelatore.

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