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Lunedì, 18 Marzo 2024
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No aiuti Ue senza rispetto dello Stato di diritto: Ungheria e Polonia contrarie

Il premier Orban contro la proposta della Commissione europea di negare i finanziamenti del Recovery fund ai Paesi che non rispettano i principi fondamentali dell'Unione. E insieme a Varsavia minaccia di bloccare il piano anticrisi atteso da Italia, Spagna e Francia

La Commissione europea è stata netta: bloccare gli aiuti Ue contro la crisi del coronavirus per i Paesi che non rispettano lo stato di diritto. Un provvedimento, quello inserito nella proposta sul Recovery fund, che colpirebbe principalmente Polonia e Ungheria, contro cui Bruxelles ha già aperto una battaglia giuridica per la violazione dei principi fondamentali dell'Unione, come la libertà di stampa e l'indipendenza dei giudici. Ma che potrebbe riguardare altri Stati membri come Romania e Bulgaria. Ecco perché Varsavia e Budapest, spalleggiati da Bucarest e Sofia, hanno minacciato di bloccare la proposta della Commissione. Una minaccia che sembra aver sortito i primi effetti.

Charles Michel, presidente del Consiglio Ue, ossia dell'organo che riunisce i governi dell'Unione, ha presentato una revisione del Recovery fund in cui, tra le altre cose, viene inserita una clausola che renderebbe più difficile per la Commissione bloccare i fondi per Polonia e Ungheria: nel suo testo, che mira a trovare una strada comune tra le diverse posizioni degli Stati membri, Michel prevede sempre un meccanismo di sanzioni in caso di violazioni, ma perché queste scattino occorre il preliminare via libera di una maggioranza qualificata di Paesi Ue. La differenza con la proposta della Commissione è minima, ma fondamentale: Bruxelles voleva il potere di bloccare i fondi autonomamente, dando al Consiglio la sola possibilità di fermare eventualmente le sanzioni. Michel ridà di fatto l'iniziativa sulle sanzioni ai governi. Chi conosce bene i meandri della diplomazia europea sa bene che in questo modo sarà più difficile condannare Polonia e Ungheria. 

Non a caso, Varsavia e Budapest spingevano per questa soluzione. E, per il momento, l'hanno ottenuta. "Nessuna decisione economica dovrebbe essere associata a condizioni politiche", aveva detto in questi giorni il premier ungherese Viktor Orban. "Non consiglio ai big e ai Paesi europei che si considerano così moderni di provarci", ha aggiunto. 

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