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Giovedì, 7 Dicembre 2023
Il caso / Cina

L'auto elettrica avvicina Orban alla Cina: "No alle sanzioni Ue a Pechino"

L'Ungheria si oppone alle misure restrittive alle aziende che aiutano la Russia. Sullo sfondo i 3 miliardi di investimenti cinesi nel polo per le batterie di Debrecen

Dopo la Russia, il governo ungherese di Viktor Orban è pronto a fare le barricate in difesa della Cina. Il ministro degli Esteri Peter Szijjarto, nel corso di una visita a Pechino, ha annunciato che il suo Paese si opporrà alla proposta di sanzionare le aziende cinesi che riforniscono Mosca con tecnologie che possono essere utilizzate a fini militari. La proposta dovrebbe rientrare nell'undicesimo pacchetto di sanzioni presentato dalla Commissione europea e adesso in discussione al tavolo dei Paese membri. Dietro il no di Budapest (che potrebbe non essere isolato) ci sono i notevoli investimenti annunciati da Pechino per costruire fabbriche di batterie per le auto elettriche in Ungheria.

Lo ha detto senza peli sulla lingua lo stesso Szijjarto: "L'Ungheria si è assicurata 3 miliardi di euro di investimenti automobilistici cinesi, consolidando ulteriormente la sua posizione di principale destinazione degli investimenti nell'Europa centrale". Il riferimento è al recente investimento della Eve Power, uno dei giganti cinesi delle batterie, che costruirà un impianto a Debrecen, città un tempo nota perché ospitava una base aerea militare dell'Unione sovietica, e oggi diventata un polo europeo nella filiera dell'auto elettrica. La fabbrica di Eve Power, infatti, sorgerà al fianco di un altro impianto cinese, quello di Catl, che prevede di costruire qui la più grande gigafactory d'Europa.

In Ungheria non si sta muovendo solo la tecnologia cinese. "Le sudcoreane SK Innovation e Samsung stanno costruendo ed espandendo impianti di batterie, ciascuna per un costo di circa 1 miliardo di euro - scrive il Financial Times - Anche le tedesche Mercedes-Benz e Audi stanno convertendo le loro grandi unità automobilistiche ungheresi per produrre veicoli elettrici". L'Ungheria, scrive sempre il quotidiano britannico, potrebbe diventare, dopo la Germania, il secondo produttore di batterie nell'Ue.   

È chiaro che la Cina rappresenta un pezzo importante di questo sogno. Il ministro Szijjarto lo sa, e a Pechino ha tenuto a ricordare al resto dell'Ue che gli investimenti di Pechino "rafforzeranno l'industria automobilistica europea", non solo quella ungherese. "Il rispetto reciproco deve costituire la base della cooperazione Ue-Cina", ha aggiunto, spiegando che per questo Budapest "si oppone al trattamento della Cina come un rischio o all'imposizione di restrizioni alle società cinesi". 

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