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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Raffinerie bloccate / Francia

Perché gli operai delle raffinerie stanno lasciando la Francia senza benzina

Chiedono salari più alti per coprire l'inflazione, ma anche una condivisione dei profitti dei giganti del petrolio. Come sta già avvenendo per azionisti e manager

Condividete i profitti extra che state realizzando con l'aumento dei prezzi dell'energia, o niente benzina. Si possono riassumere così le ragioni che hanno spinto gli operai del principale sindacato di Francia, la Cgt, a serrare le braccia e a bloccare buona parte delle raffinerie del Paese, quelle che fanno capo al colosso di casa TotalEnergies e a Esso France, branca della multinazionale Usa ExxonMobil. La protesta va avanti da due settimane, e, complice anche il ritardo nei rifornimenti dall'estero, più di un terzo delle stazioni di servizio francesi sono attualmente senza carburante. Una situazione che potrebbe peggiorare.

Le ragioni dei lavoratori

I lavoratori, infatti, non sembrano intenzionati a tornare sui loro passi finché non avranno ottenuto quanto chiedono: un aumento del 10% dei salari base. I big del fossile sotto accusa hanno fatto delle timide aperture, e Esso France ha anche proposto un aumento di stipendio del 6,5%, che però, secondo la Cgt, è frutto di una sorta di artificio contabile: in sostanza, l'azienda ha conteggiato nella sua offerta scatti di anzianità e promozioni che poco hanno a che fare con il salario base. TotalEnergies, dal canto suo, si è limitata ad anticipare da novembre a ottobre la sua disponibilità a sedersi a un tavolo di trattative, ma nulla più. Da qui, la decisione del sindacato, che rappresenta la stragrande maggioranza dei lavoratori del comparto, di proseguire con la serrata. Mettendo ancora più in difficoltà il governo e il presidente Emmanuel Macron.

L'autunno caldo di Macron

Per Parigi, l'autunno è già caldissimo: oltre alle raffinerie, ci sono anche gli scioperi nelle ferrovie e i blocchi delle strade da parte dei camionisti, tanto per citare i fronti più recenti. L'esecutivo ha prima cercato di mostrarsi solidale con le rivendicazioni dei lavoratori del settore energetico, ma con il passare dei giorni e con l'aumento del caos in diverse parti del Paese (code chilometriche, servizi bus scolastici sospesi, etc), il nervosismo ha cominciato a circolare all'Hotel Matignon, sede di rappresentanza della premier Elisabet Borne. Tanto che ieri il portavoce del governo, Olivier Véran, ha minacciato l'uso della forza per togliere i blocchi dalle cinque raffinerie interessate: "Lo sciopero è durato troppo", ha detto. In tutta risposta, la Cgt ha rilanciato la mobilitazione.

Dalla loro, i lavoratori dei due giganti del fossile hanno ragioni difficili da contestare. Il governo ha previsto per il 2022 un'aumento dell'inflazione oltre il 5%, e per il 2023 del 4%. Se si guarda a determinate categorie di beni, i rincari sono anche più alti: ad agosto, i beni alimentari hanno sfiorato un aumeno dell'8% su base annua. Ecco perché la Cgt chiede che il salario base di un operaio sia adeguato del 7% per far fronte alla perdita di potere d'acquisto. Ma non solo: il sindacato chiede che le compagnie energetiche condividano i loro extra profitti con i lavoratori, e non solo con manager e azionisti, applicando un ulteriore 3% di aumento sullo stipendio.

Gli extra profitti

Stando a quanto scrive Le Monde, ExxonMobil, primo gruppo petrolifero privato al mondo, "ha registrato un utile netto di 17,9 miliardi di dollari (18,43 miliardi di euro) solo per il secondo trimestre" del 2022. Affari a gonfie vele anche per TotalEnergies, che vende gas e petrolio: nel primo semestre di quest'anno ha realizzato un utile di 10,6 miliardi di dollari. Merito anche delle sue attività in giro per il mondo, che hanno permesso di realizzare enormi profitti dalla rivendita all'Europa e alla stessa Francia di gas naturale liquefatto (ad alto prezzo) proveniente dalle sue partnership in Usa, Qatar o Nigeria. Il colosso transalpino ha riconosciuto che realizzerà “risultati eccezionali” nel 2022 e ha espresso il "desiderio che tutti i dipendenti abbiano la priorità nella condivisione del valore e ricevano il giusto compenso per i loro sforzi sulla busta paga entro la fine dell'anno". Ma i dipendenti delle raffinerie non si sono sentiti così prioritari.

Per il momento, sulle buste paga degli operai non ci sono state proposte chiare di aumenti. Diverso il discorso per gli azionisti: durante l'Investor Day, organizzato il 28 settembre a New York, l'ad Patrick Pouyanné ha annunciato il pagamento anticipato a dicembre di un acconto sui dividendi, mobilitando ulteriori 2,6 miliardi di euro rispetto a quelli già previsti. Nel 2021, il compenso dello stesso Pouyanné era aumentato in un anno del 52%, a 5,9 milioni di euro.

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