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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Open Arms ancora senza porto: “L'Ue si volta dall'altra parte”

La nave in mare da 7 giorni con a bordo 121 migranti, tra cui 32 minori. Si fanno avanti le chiese evangelica e valdese: “Pronti ad accoglierli, scappano da guerre e persecuzioni”

"Gli stati europei dimostrano il loro coraggio voltandosi dall'altra parte". La ong catalana Open Arms lancia la sua denuncia via Twitter e che torna a chiedere un "porto sicuro subito" per la nave bloccata in mare ad una trentina di miglia da Lampedusa da ormai una settimana con a bordo 121 migranti, tra cui 32 minori. "Settimo giorno senza un porto. A bordo, uomini, donne e bambini fragili, traumatizzati da violenze e abusi. È rimasto ancora qualcuno a difendere i diritti e la vita?", scrivono.

Malta, Italia e Spagna negano l'approdo

Nei giorni scorsi Malta ha negato più volte l'approdo alla nave mentre l'Italia, dopo il divieto di ingresso nelle acque territoriali firmato da Salvini, Toninelli e Trenta, non ha mai risposto alle richieste della Ong. Quanto alla Spagna, Paese di bandiera della nave, il governo "se ne lava le mani" scrive 'El Mundo': Madrid, infatti, non ha al momento fatto alcun passo formale con l'Ue affinché solleciti gli Stati per una ridistribuzione dei migranti.

Evangelici e valdesi si offrono di aiutare

A farsi avanti nel frattempo, con una lettera al premier Giuseppe Conte e al ministro dell'Interno Matteo Salvini, è stato il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), pastore Luca Maria Negro, e il moderatore della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini, che hanno espresso la loro disponibilità ad accogliere i migranti salvati lo scorso 2 agosto. "Questo gesto ha per noi un significato eminentemente umanitario e risponde, oltre che alla vocazione evangelica, all'accoglienza e all'amore cristiano, all'esigenza urgente di portare in salvo persone già provate e colpevoli di nient'altro che sfuggire da guerre e persecuzioni", scrivono i due. Sia la Fcei, attraverso il programma Mediterranean Hope che la Tavola valdese per mezzo della Diaconia valdese sono impegnate in attività di accoglienza riservate, in buona parte, ai beneficiari del progetto dei "corridoi umanitari".

Sostenere la redistribuzione

"La nostra proposta - spiegano i due pastori - nasce dall'apprezzamento della soluzione trovata in casi analoghi quando altri profughi arrivati in Italia sono poi stati parzialmente ricollocati sulla base di accordi con alcuni Stati europei. Come si ricorderà, in quei casi quote di migranti furono accolte dalle strutture della Conferenza episcopale italiana. Per consolidare questo modello operativo, siamo da tempo impegnati presso le chiese protestanti e gli organismi ecumenici europei, perché sostengano attivamente politiche di accoglienza condivise e solidali".

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