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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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"Vaccino anti coronavirus per tutti", ma gli Usa provano a fermare la risoluzione Onu

Il testo chiede un accesso che sia “equo, sufficiente e tempestivo” ma sottolinea anche il ruolo di leadership “cruciale” svolto dall'Organizzazione mondiale della sanità

Al futuro vaccino contro il Covid-19 tutti i paesi del mondo dovranno avere un accesso "equo, efficiente e tempestivo". I 193 membri dell'Assemblea generale dell'Onu hanno approvato una risoluzione per chiedere un accesso generalizzato al futuro vaccino in modo tale che nessun paese ne resti sprovvisto.

La risoluzione

Nella risoluzione, promossa inizialmente dal Messico, si chiede di "rafforzare la cooperazione scientifica internazionale per combattere il Covid-19" e di "intensificare il coordinamento" coinvolgendo anche il settore privato. In una fase segnata da iniziative autonome di ricerca e sperimentazione da parte di multinazionali farmaceutiche, in Europa, in Asia o in America, i Paesi firmatari chiedono di "garantire un accesso e una distribuzione giusti, trasparenti, equi ed efficienti agli strumenti di prevenzione, ai test di laboratorio, alle medicine e ai futuri vaccini contro il Covid-19".

Il ruolo dell'Oms

Nel testo si evidenzia anche "il ruolo dirigente cruciale dell'Organizzazione mondiale della sanita'". Un riferimento implicito questo, secondo diversi osservatori, allo stop degli stanziamenti per l'Oms annunciato nei giorni scorsi dal presidente americano Donald Trump. Per questo gli Stati Uniti hanno provato a fermare la sua approvazione, ma a causa di un errore nei tempi non ci sono riusciti. Trattandosi di un voto all'Assemblea generale Washington, in quato membro dell'Assemblea di sicurezza, non aveva diritto di veto.

Le votazioni al tempo del coronavirus

In tempi ordinari, l'Assemblea Generale adotta risoluzioni per consenso o per maggioranza dei voti che sono palesi o segreti in caso di elezioni. Ma di fronte alla pandemia di coronavirus, l'Onu ha dovuto cambiato il suo modo di fare visto che al momento non si possono organizzare incontri fisici presso la sede delle Nazioni Unite a New York. Nell'ambito della configurazione temporanea un Paese presenta un testo che viene adottato dopo un "periodo di silenzio" di diversi giorni in cui qualsiasi membro può esprimere obiezioni, che sonon in effetti un veto. Gli Stati Uniti non hanno "rotto il silenzio" in tempo, cioè prima della scadenza di lunedì per la risoluzione, ma, secondo i diplomatici, hanno cercato di esprimere obiezioni subito dopo. A quel punto però era troppo tardi.

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