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Venerdì, 29 Marzo 2024
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L'Oms chiude all'immunità di gregge: "Scelta immorale, mai usata in un'epidemia"

Il capo dell'Organizzazione mondiale della Sanità Ghebreyesus: "Senza vaccino non è un'opzione. In più non conosciamo ancora bene gli effetti della malattia sul lungo periodo"

Scegliere la strada dell'immunità di gregge in risposta alla pandemia di coronavirus sarebbe “immorale”, e anche dal punto di vista scientifico quantomeno “problematico”. La critica arriva dal direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, che ha escluso la possibilità di lasciare diffondere il contagio, anche se in maniera controllata, tra la popolazione ed evitare le misure di lockdown.

"L'immunità di gregge è un concetto utilizzato per la vaccinazione, in cui una popolazione può essere protetta da un certo virus se viene raggiunta una soglia di vaccinazione", ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus in conferenza stampa. "L'immunità di gregge si ottiene proteggendo le persone da un virus, non esponendole ad esso", ha aggiunto Tedros, ricordando che "mai nella storia della salute pubblica l'immunità di gregge è stata utilizzata come strategia per rispondere a un'epidemia, per non parlare di una pandemia. È scientificamente ed eticamente problematico". Per il morbillo, ad quantificato, si stima che se il 95% della popolazione viene vaccinato, anche il restante 5% sarà protetto dalla diffusione del virus. Per la poliomielite la soglia è stimata all'80%.

Per quanto riguarda il coronavirus non è ancora chiaro, dovrebbe essere almeno del 60% ma uno studio pubblicato su Science ha ipotizzato che addirittura potrebbe bastare il 43%. La scorsa settimana un altro studio, fatto dall'Università di Edimburgo e pubblicato sul British Medical Journal, è arrivato addirittura ad affermare che anche senza vaccino l'immunità di gregge, per quanto scelta terribile per l'impatto sugli ospedali delle varie nazioni, se si riuscissero a proteggere le categorie vulnerabili potrebbe causare meno morti di quelli che causerebbe il lockdown sul lungo periodo. Per l'Oms le cose però non stanno affatto così.

“La maggior parte delle persone infettate dal virus che causa il Covid-19 sviluppa una risposta immunitaria entro le prime settimane, ma non sappiamo quanto sia forte o duratura quella risposta immunitaria o come differisca per persone diverse. Abbiamo alcuni indizi, ma non abbiamo il quadro completo”, ha specificato Ghebreyesus, sottolineando anche che “ci sono stati anche alcuni esempi di persone infette da Covid-19 che sono state infettate per la seconda volta”.

Il Covid-19 ha ucciso oltre un milione di persone, non solo anziani o categorie vulnerabili, e ne ha contagiate più di 37,5 milioni da quando è emerso per la prima volta in Cina alla fine dell'anno scorso. Eppure al momento secondo i calcoli avrebbe infettato forse un 10% della popolazione mondiale, molti dei quali hanno avuto conseguenze di lungo periodo sulla loro salute.

“Stiamo solo iniziando a capire gli impatti sulla salute a lungo termine tra le persone con Covid-19. Ho incontrato gruppi di pazienti che soffrono di ciò che ora viene descritto come "Long Covid" per comprendere la loro sofferenza e le loro esigenze in modo da poter far avanzare la ricerca e la riabilitazione”, ha detto ancora il capo dell'Oms concludendo che per tutte queste ragioni “Consentire a un virus pericoloso che non comprendiamo completamente di circolare liberamente è semplicemente immorale. Non è un'opzione”.

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