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Giovedì, 28 Marzo 2024
Il caso

Il compagno uccise il figlio di 1 anno, l'Italia dovrà risarcire la madre con 32mila euro

La sentenza della Corte europea per i diritti umani: "I procuratori sono rimasti passivi di fronte ai gravi rischi che correva la donna"

La Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) ha condannato l'Italia per non aver protetto una donna e i suoi figli dalla violenza domestica terminata in tragedia. I fatti risalgono al settembre del 2018 a Scarperia (Firenze), quando un uomo uccise a coltellate il figlio di un anno, ferendo in modo grave anche la compagna e cercando di uccidere l'altra figlia. "I procuratori - si legge nella sentenza - sono rimasti passivi di fronte ai gravi rischi che correva la donna e con la loro inazione hanno permesso al compagno di continuare a minacciarla e aggredirla". Lo Stato dovrà versare alla donna 32mila euro per danni morali. 

La vicenda inizia nel 2010, quando la donna, Annalisa Landi, inizia la relazione con Niccolò Patriarchi. Landi ha raccontato di non sapere che l'uomo soffrisse di disturbo bipolare, che gli sarebbe stato diagnosticato quando aveva 20 anni. Patriarchi, scrive la Corte, "aveva mostrato cambiamenti d'umore progressivi accompagnati da impulsività, irritabilità e comportamenti violenti estremi. Aveva anche sofferto di un disturbo ossessivo-compulsivo". Inoltre, l'uomo aveva già avuto problemi con la giustizia a causa della denuncia di una precedente partner, alla quale gli era stato vietato di avvicinarsi.

Le prime aggressioni denunciate da Landi alla polizia risalgono al 2015. Nel febbraio 2018, dopo almeno 4 casi di violenze domestiche accertate dalle forze dell'ordine, l'uomo era stato ricoverato in ospedale e aveva cominciato a seguire una terapia farmacologica. Le autorità avevano anche aperto un'indagine, e un perito "aveva precisato che (Patriarchi) rappresentava un pericolo per la società a causa dei suoi problemi di salute mentale e che doveva essere sottoposto a un programma terapeutico regolare". Ma nulla è stato fatto per tenerlo lontano dalla compagna e dai due figli, il più piccolo dei quali aveva appena un anno.

Uscito dall'ospedale, l'uomo è andato a vivere con i genitori, ma ha continuato a fare visita alla compagna. Il dramma risale al settembre del 2018, quando nel corso di una di queste visite, Patriarchi ha ucciso a coltellate il figlio di 1 anno, tentando di fare lo stesso con la donna, pugnalata più volte a viso e al corpo. La furia omicida era scattata perché il figlioletto faceva rumore. 

Nel 2019, Patriarchi è stato condannato a 20 anni di reclusione e al pagamento di 100mila euro per l'ex compagna e la figlia. La donna ha presentato allora un ricorso alla Corte europea dei diritti umani, accuando lo Stato italiano di non aver "intrapreso le azioni necessarie per proteggere lei e i suoi due figli dalla violenza domestica inflitta dal suo convivente". La Corte ha rilevato "che le autorità nazionali sono venute meno al loro dovere di condurre una valutazione immediata e proattiva del rischio di ripetizione degli atti violenti commessi contro la signora Landi e i suoi figli e di adottare misure operative e preventive per mitigare il rischio e proteggere gli interessati", si legge in una nota della Cedu.

In particolare, "le autorità erano rimaste passive di fronte al grave rischio di maltrattamento" della donna "e la loro inazione aveva consentito al partner della ricorrente di continuare a minacciarla, molestarla e aggredirla senza ostacoli e nell'impunità. Le autorità avrebbero dovuto valutare il rischio di nuove violenze e adottare misure adeguate", e questo "indipendentemente dal fatto che vi fosse stata o meno una denuncia o un qualsiasi cambiamento nella percezione del rischio da parte della vittima". Da qui la sentenza di condanna: 32mila euro di risarcimento per danni morali. Tanto vale la vita di un bambino di 1 anno. 

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