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Venerdì, 19 Aprile 2024
La proposta / Paesi Bassi

Un ospedale valuta di far lavorare medici e infermieri anche se positivi al Covid

Si tratta dell'UMC di Amsterdam. Dove 1 dipendente su 4 è risultato infetto dopo essersi sottoposto a un tampone

Nei Paesi Bassi, come in altre parti d'Europa, il numero di infezioni da coronavirus tra il personale ospedaliero è in netto aumento, in particolare tra medici e infermieri in prima linea. E così c'è chi sta pensando di far lavorare anche i membri dello staff che, pur essendo positivi al Covid-19, non manifestano sintomi. È quanto riporta il quotidiano Telegraaf, che ha condotto un'inchiesta in otto importanti ospedali universitari olandesi.

Dall'inchiesta è emerso che, nonostante il lockdown, i contagi continuano a crescere anche tra il personale sanitario: in alcuni casi, il 25% di medici e infermieri che si sono sottoposti a un test di recente è risultato positivo. "Fino a una settimana fa la percentuale era del 5%. È chiaro che le cose stanno sfuggendo di mano", ha denunciato Mark Kramer, capo dell'ospedale universitario UMC di Amsterdam. Proprio l'UMC sta valutando di modificare le regole di quarantena per il personale. "Se non possiamo utilizzare il personale, i turni vengono interrotti", ha detto Kramer. "Ma poiché molte persone con test positivi non hanno sintomi, stiamo pensando di usarli comunque, ovviamente completamente protetti".

L'uso di personale che risulta positivo ma non ha sintomi sarebbe estremamente controverso. Secondo le regole attuali, le persone che risultano positive sono tenute alla quarantena a casa, così come i familiari stretti. Lo scorso novembre il Jeroen Bosch Ziekenhuis di Den Bosch ha ammesso che un radiologo ha continuato a lavorare con i malati di cancro dopo essere risultato positivo al coronavirus. L'ospedale ha affermato di aver deviato dalle linee guida dell'istituto sanitario nazionale, il Rivm, perché nessun altro membro del personale era disponibile ad accogliere i pazienti del radiologo. "In questo caso abbiamo soppesato i rischi nell'interesse della continuità dell'assistenza sanitaria", ha detto all'epoca una portavoce dell'ospedale. "Altrimenti avremmo dovuto intervenire e annullare gli appuntamenti con i pazienti oncologici".
 

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