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Sabato, 10 Giugno 2023
La svolta

Dopo l'invasione dell'Ucraina cambiano le priorità della Difesa unica europea

Il progetto, che è in un limbo da decenni, potrebbe avere un'inaspettata accelerazione, sulla scia di quanto sta accadendo alle porte dell'Unione

Nonostante gli esiti della guerra in Ucraina siano ancora imprevedibili, alcune conseguenze iniziano già a farsi vedere. Tra queste c’è il radicale cambio di passo nell’approccio dell’Ue alla sicurezza. Il documento su cui si baserà la strategia di Bruxelles per la difesa, la cosiddetta 'Bussola strategica', è stato aggiornato dopo l’invasione dell’ex-repubblica sovietica ordinata dal presidente russo Vladimir Putin. Ora, quel documento include espliciti riferimenti alla “minaccia russa”. E i leader europei dovranno trovare un accordo per far decollare (o naufragare definitivamente) il progetto della difesa comune, nel limbo da 70 anni.

Garantire la sicurezza europea

La più grande offensiva militare nel Vecchio continente dalla Seconda guerra mondiale costituisce un momento storico per l’Europa e per il mondo, di quelli che segnano un prima e un dopo. Per il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, è giunto il momento che l’Ue diventi un attore geopolitico credibile e inizi ad intestarsi la propria difesa e a non doversi più affidare alla Nato o all'iniziativa di singoli Stati.

“Il ritorno della guerra in Europa, così come i grandi cambiamenti geopolitici, stanno sfidando la nostra capacità di promuovere la nostra visione e difendere i nostri interessi”, si legge nella nuova bozza di 41 pagine della Bussola strategica, che Euractiv ha ottenuto in anteprima. Questa sfida, continua il documento, “ci richiede di fare un salto di qualità e aumentare la nostra capacità e volontà di agire, rafforzare la nostra resilienza e garantire la solidarietà e l’assistenza reciproca”. Un impegno a “difendere l’ordine europeo della sicurezza”, che l’Ue ha provato a mostrare in questi giorni approvando con rapidità sanzioni senza precedenti e mostrando una coesione interna che raramente è stata vista negli ultimi anni.

Russia: nemico pubblico numero uno

Il testo aggiornato punta esplicitamente il dito contro Mosca: bolla l’invasione dell’Ucraina come “non provocata e ingiustificata” e fa diretto riferimento all’aggressione della Georgia del 2008, nonché all’annessione unilaterale della Crimea e al sostegno ai separatisti del Donbass nel 2014, ritenuti esempi del tentativo del Cremlino “di ripristinare ed espandere le cosiddette sfere di influenza” di memoria sovietica se non addirittura zarista. La Russia viene condannata per non essersi fatta scrupoli nell’impiegare la forza militare, ignorando le conseguenze umanitarie delle proprie operazioni, combinandola “con tattiche ibride, cyberattacchi e manipolazione e interferenza delle informazioni straniere, coercizione energetica e una retorica nucleare aggressiva”. E viene denunciata la violazione di diversi documenti legali (come la Carta Onu e i documenti fondativi dell’Osce), che sanciscono l’inviolabilità dell’integrità territoriale degli Stati e dei loro confini, l’astensione dall’uso della forza e la libertà di ogni Paese di scegliere le proprie alleanze di sicurezza.

I rapporti nordatlantici

Nel documento è ribadita l’unità di intenti tra Bruxelles e i partner dell’Alleanza atlantica: “Il nostro partenariato strategico con la Nato e la difesa collettiva che fornisce agli alleati è più importante che mai”, si legge. Ma le varie cancellerie hanno da sempre posizioni discordanti sulla relazioni Nato-Ue, che sarebbero investite in pieno dall’eventuale creazione di una forza militare congiunta europea. È questo uno dei principali motivi per cui, dopo 70 anni dai primi trattati comunitari, l’Europa non dispone ancora di un proprio esercito. Molti Stati membri (soprattutto centro-orientali) vogliono mantenere l’ombrello protettivo dell’Alleanza a trazione statunitense, mentre altri (Francia in testa) spingono per la cosiddetta autonomia strategica europea, cioè la capacità di Bruxelles di difendersi indipendentemente da Washington.

Dato che la politica estera e di difesa si fa con l’unanimità, non ci sono stati finora progressi sostanziali. Ma l’occasione potrebbe essere quella giusta: o meglio, se non se ne fa niente stavolta spinti anche dall'emergenza e dall'emotività del momento, sarà difficile farsene qualcosa in futuro. Ed Emmanuel Macron è pronto a puntare tutto sulla propria finestra di opportunità a guida dell’Ue (e sulla rielezione in patria).

Un bilancio (separato) per la difesa

Ma non finisce qui. Un altro “cambio di paradigma” da parte dell’Ue si è visto nella recente mobilitazione di 500 milioni di euro dal Fondo europeo per la pace (Epf), per armare l'Ucraina, un gesto che ha fatto cadere il tabù sulla fornitura di armi letali ad un Paese terzo tramite il più classico degli escamotage. Secondo i trattati, il bilancio pluriennale dell’Unione non può essere usato per finanziare operazioni che abbiano implicazioni di difesa. Ma se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto: ed ecco istituito l’Epf al di fuori del budget, un fuorimenù fino a 5 miliardi di euro tramite cui fornire aiuti militari agli Stati extra-Ue.

La nuova Bussola strategica ribadisce che “diventa urgente spendere di più e meglio” nell’ambito della difesa europea, promuovendo il coordinamento tra i Paesi membri e a livello dell’Ue. Degli obiettivi di aumento e miglioramento della spesa militare andranno definiti entro la metà dell’anno, ossia prima della fine della presidenza francese del Consiglio (semestre gennaio-giugno). Un esempio in questo senso è la proposta della Commissione di abolire l’Iva sull’acquisto di attrezzature di difesa prodotte in Europa, per promuovere lo sviluppo di progetti di armamenti congiunti.

Infrastrutture di trasporto

C’è, infine, il tema della mobilità continentale, per permettere il trasferimento rapido delle forze armate dentro e fuori dai confini Ue. Si parla di rafforzare le “infrastrutture di trasporto a doppio uso (civile e militare, ndr) attraverso la rete di trasporto transeuropea per promuovere il movimento rapido e senza soluzione di continuità di personale militare, materiale ed equipaggiamento per dispiegamenti operativi ed esercitazioni”. Per la fine dell’anno si dovrebbe avviare l’analisi della capacità delle reti europee di trasporto di sostenere movimenti su larga scala con breve preavviso, anche attraverso l’armonizzazione delle procedure transfrontaliere (già avviata) entro il 2025.

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