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Mercoledì, 24 Aprile 2024
La svolta

“Non vogliamo lavapiatti”: il governo svedese di sinistra contro i migranti senza titolo di studio

Il ministro socialdemocratico se la prende con l’esecutivo di centrodestra per aver facilitato l’immigrazione per lavoro. E annuncia che Stoccolma vuole “sbarazzarsi” della manodopera straniera non qualificata

Chiudere le porte alla manodopera non qualificata e accogliere i soli stranieri competenti con alle spalle lunghi percorsi di studio. La proposta di un giro di vite alla politica migratoria della Svezia non arriva dall’opposizione di destra, bensì dall’esecutivo di sinistra guidato dal Partito Socialdemocratico. Il Paese scandinavo negli ultimi anni ha accolto centinaia di migliaia di persone provenienti in gran parte dal Nord Africa e dal Medio Oriente. La svolta è stata annunciata da Anders Ygeman, ministro per la Migrazione e l’asilo, nel corso di un’intervista rilasciata a The Local, magazine digitale della comunità expat. 

“Se vuoi venire qui a lavare i piatti per 4.000 o 5.000 corone al mese”, ha detto il ministro indicando una somma inferiore all’equivalente di 500 euro, “allora mi dispiace, ma non vogliamo sfruttarti. E non vogliamo che quel tipo di immigrazione di forza lavoro influisca sul mercato svedese”, ha aggiunto Ygeman prima di esporre la sua ricetta. “Quello che vogliamo fare - ha spiegato senza tanti giri di parole - è sbarazzarci dell'immigrazione di manodopera non qualificata e, allo stesso tempo, vogliamo rendere più facile per le persone qualificate venire in Svezia per lavorare, perché abbiamo bisogno di competenze dall’estero".

Negli ultimi anni, ha ricordato il ministro, “abbiamo ricevuto 200mila persone dalla Siria e un gran numero di loro ora sono disoccupate e dobbiamo farle lavorare”. L’esponente della sinistra svedese, inoltre, se la prende con le riforme introdotte dal governo di centrodestra in carica nel 2008 che, ha affermato, hanno dato alla Svezia “le leggi più liberali al mondo sulla migrazione per lavoro”, con presunte conseguenze negative sia per l'occupazione che per l’integrazione. Di qui la scelta di fare marcia indietro alle vecchie pratiche per l’assunzione della forza lavoro proveniente da Paesi extra-Ue per rendere più complicato e difficile il reclutamento di dipendenti stranieri non qualificati.

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Ygeman ha infine lanciato un messaggio anche alle persone che vivono da anni in Svezia, ma che non si sono ancora integrate con la società del Paese scandinavo. “Non vogliamo che queste persone siano solo semi-svedesi, come una comunità di expat che parla solo con altri espatriati. Vogliamo davvero che facciano parte della società svedese”, ha concluso il ministro invitando gli stranieri a imparare la lingua del Paese che li ha accolti. 

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