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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il personaggio

Chi è il negoziatore di Putin professore onorario alla ‘Ca Foscari di Venezia

Vladimir Medinsky si fregia (ancora) del titolo conferito nel 2014 dall’università veneta. Una scelta contestata già allora

Alla guida della delegazione russa nei negoziati con Kiev, che finora non hanno messo fine alla guerra in Ucraina, c’è Vladimir Medinsky. Il consigliere personale di Vladimir Putin ufficialmente è ‘solo’ un ex ministro della Cultura, incarico abbandonato nel 2020. Eppure Medinsky è rimasto una personalità di primo piano nella politica russa, promuovendo le sue idee nazionaliste. E il braccio destro di Putin si fregia ancora oggi di un titolo quantomeno curioso. 

Medinsky è infatti professore ordinario presso l’Università ‘Ca Foscari di Venezia. L’ex ministro russo, come riportato dal Corriere del Veneto, dal 2014 è membro onorario del corpo accademico dell’ateneo di Venezia, anno in cui Medinsky ha ricevuto dall’università veneziana la prestigiosa “Ca’ Foscari Honorary Fellowship”. All’epoca del conferimento del titolo, quando il rettore era Carlo Carraro, ci furono dure polemiche legate alle posizioni dell’allora ministro russo per il suo aperto sostegno alla prima guerra in Ucraina e all’annessione della Crimea. 

A causa delle proteste di studenti e docenti universitari la prorettrice Silvia Burini il 15 maggio 2014 fu costretta a volare a Mosca per consegnare la laurea ad honorem a Medinsky al riparo dalle polemiche che nel mentre si scatenavano a Venezia e in Italia. Pochi giorni dopo, il 28 maggio 2014, il ‘caso Medinsky’ venne discusso al Consiglio del Dipartimento di Studi linguistici dell’ateneo veneziano. Come riportato dal verbale della seduta, la presidente del Dipartimento informò i professori in merito a una precedente seduta straordinaria del Senato accademico "convocata a seguito alla precedente decisione di assegnare la laurea ad honorem a Vladimir Medinsky e al dibattito interno e sui media che ne è seguito”. L'assemblea universitaria “ha votato una delibera che riconosce in parte le proprie responsabilità e propone criteri più restrittivi per le future attribuzioni di lauree ad honorem”. “Si tratta - si legge ancora nel verbale - di una formulazione molto moderata e non sufficiente a rispondere alla gravità della vicenda, ma l’unica possibile affinché venisse votata all’unanimità”.

Nonostante le polemiche, i rapporti tra l’Università di Venezia e il politico russo non vennero interrotti. Anzi, l’allora ministro contribuì nel 2018 alla buona riuscita del festival del cinema russo contemporaneo “Ruskino a Ca’ Foscari”. Un legame che, oggi più di allora, mette in imbarazzo diversi docenti del prestigioso ateneo italiano.

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