Quando i Balcani diventeranno Europa
La Commissione ha dato un ok 'condizionato' all'apertura dei negoziati di adesione all'Ue della Bosnia, ma è stallo nei progressi degli altri Paesi candidati della regione, Serbia, Kosovo, Albania e Macedonia del Nord
Non solo l'Ucraina e la Moldavia, ma anche con la Bosnia Erzegovina l'Unione europea dovrebbe dare il via ai negoziati di adesione. Per il Paese dell'ex Jugoslavia però il via libera arrivato dalla Commissione europea è strettamente condizionato ad alcune riforme che la nazione dovrà mettere in campo, e solo allora potrà arrivare al via libera formale e definitivo. La decisione è contenuta nel report sull'allargamento pubblicato oggi (mercoledì 8 novembre) dall'esecutivo comunitario, nel quale si fa il punto sui progressi nel percorso di adesione delle diverse nazioni candidate a entrare nel blocco o aspiranti tali, tra cui quelle dei Balcani occidentali.
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In Bosnia-Erzegovina, la concessione dello status di candidato dello scorso anno "ha portato una dinamica positiva di cui si sentiva il bisogno", afferma Bruxelles in una nota, in cui si sottolinea che un nuovo governo si è insediato rapidamente dopo le elezioni e "ha iniziato a realizzare le riforme, in particolare attraverso gli emendamenti che introducono controlli di integrità nel sistema giudiziario". Tuttavia per l'esecutivo comunitario "sono necessari ulteriori sforzi", tra cui "l'adozione di importanti riforme dello Stato di diritto e del sistema giudiziario e l'avanzamento delle riforme costituzionali ed elettorali, che hanno la massima priorità per garantire pari diritti a tutti i cittadini".
Per la Commissione è inoltre "importante preservare l'ordine costituzionale del Paese", e le "misure secessioniste e autoritarie introdotte nell'entità della Republika Srpska non sono in linea con il percorso dell'Ue", afferma ancora la nota. La Republika Srpska, o Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina è una delle due entità che costituiscono lo Stato della Bosnia ed Erzegovina. E ancora per la Commissione "sono necessari ulteriori sforzi" affinché il Paese "possa realizzare le priorità fondamentali" segnalate dalla Commissione sulla sua candidatura a membro. Per questo per Bruxelles l'apertura dei negoziati di adesione potrà avvenire solo "una volta raggiunto il necessario grado di conformità ai criteri di adesione".
In stallo invece il percorso di adesione di Serbia e Kosovo, con i due Paesi che sono da mesi al centro di un duro scontro che minaccia la stabilità della regione. "Per quanto riguarda la normalizzazione delle relazioni" tra le due nazioni, "sebbene sia stato raggiunto un accordo nell'ambito del Dialogo facilitato dall'Ue, sia la Serbia che il Kosovo devono ancora avviare l'attuazione dei rispettivi obblighi, che sono vincolanti per le Parti e costituiscono una parte fondamentale del loro percorso europeo", avverte la Commissione. La Serbia ha iniziato formalmente i negoziati nel gennaio 2014, e ha superato alcune fasi, ma molte ancora restano da essere affrontate. Il Kosovo ha invece depositato la richiesta di adesione solo lo scorso dicembre, e non ha ancora ottenuto lo status di candidato.
In Albania, i cui negoziati sono iniziati nel 2020, "sono necessari ulteriori sforzi per quanto riguarda la libertà di espressione, le questioni relative alle minoranze e i diritti di proprietà, nonché in settori chiave dello Stato di diritto, come la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata", afferma la Commissione. Infine, per quanto riguarda la Macedonia del Nord, i cui negoziati di adesione sono iniziati nel marzo 2020, il Paese "deve realizzare l'attuazione delle riforme connesse all'Ue, anche nel settore giudiziario, nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, nella riforma della pubblica amministrazione, compresa la gestione delle finanze pubbliche, e negli appalti pubblici".
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