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Giovedì, 28 Settembre 2023
Mediterraneo di morte / Grecia

L'ultimo naufragio di migranti nel Mar Egeo

La ricostruzione ufficiale è quella di un film già visto (con il finale drammatico come sempre). Un aereo di Frontex aveva rilevato l'imbarcazione, informato le autorità competenti, ma "nessuno ha chiesto aiuto", "volevano raggiungere l'Italia". Poi il peschereccio si è ribaltato nella notte

78 morti ufficiali. Per ora. Forse resterà nei libri di storia come il più grande naufragio nella storia del Mediterraneo orientale. Un peschereccio con centinaia di migranti a bordo (il numero potrebbe essere 700 o inferiore, 450 secondo altre voci, forse non si saprà mai), partito dalla Libia e diretto in Italia, è naufragato a 47 miglia nautiche da Pylos nel Sud del Peloponneso. Kalamata come Cutro. La barca era stipata di donne e bambini. Un aereo di Frontex l'aveva avvistata martedì, la guardia costiera greca e due mercantili di passaggio si sono limitate a tirare bottiglie d'acqua: "Volevano proseguire verso l'Italia", la versione ufficiale. Ma da bordo erano partite decine di chiamate per chiedere aiuto. Volevano vivere. Solo un centinaio i migranti salvati dopo che la barca si è ribaltata. 

"L'unico risultato delle politiche europee è l’aumento di morti alle frontiere: di fatto riteniamo alcune vite sacrificabili": a dirlo è lo stimatissimo Centro Astalli, il servizio dei gesuiti per i rifugiati, non certo un covo di estremisti. Nel punto esatto del naufragio il mare è profondo fino a 4.000 metri: quasi impossibile recuperare i corpi. Si cercano i dispersi, ma sembra un'impresa disperata. Tre giorni di lutto nazionale in Grecia.

La guardia costiera ha chiarito questa mattina che sono stati recuperati 78 corpi, e non 79 come era stato riferito ieri: è iniziato il trasferimento dei corpi recuperati in mare dalle imbarcazioni ai camion adibiti per il trasporto che attendevano nel porto. L'identificazione delle salme tramite Dna è attualmente in corso. I superstiti, tutti uomini tra i 16 e i 40 anni, hanno trascorso la notte in un magazzino del porto e rimangono in attesa di essere trasferiti in un centro di accoglienza nell'entroterra.

Naufragio di migranti nell'Egeo: ecatombe 

La ricostruzione ufficiale è quella di un film già visto (con il finale drammatico come sempre). Un aereo di Frontex aveva rilevato l'imbarcazione, informato le autorità competenti, ma "nessuno ha chiesto aiuto", "volevano raggiungere l'Italia". Più realisticamente sapevano che incontrare la guardia costiera ellenica, la polizia o le guardie di frontiera spesso significa violenza, sofferenza, respingimenti sistematici. I greci hanno monitorato il peschereccio che procedeva su un mare calmo, quasi piatto. Attendendo che magari finisse nella zona Sar di un altro Paese europeo. Alcune navi di passaggio lanciano acqua e cibo, con un'operazione generosa che però rischia di far rovesciare il barcone per gli spostamenti delle centinaia di persone assetate e nel panico a bordo. Ma a bordo la situazione era già tragica, con svenimenti e il capitano fuggito via con una scialuppa. La guardia costiera ellenica si avvicina davvero solo nella notte, ma interviene solo quando nel buio il peschereccio si ribalta (forse per un guasto al motore che lo lascia in balìa del mare, forse per un altro spostamento della massa umana a bordo). Così il peschereccio Adriana, senza più controllo, si ribalta sotto gli occhi delle motovedette. Strage, ecatombe.

I superstiti in un magazzino a Kalamata (foto AP)

Centro Astalli: "Non si fermano gli arrivi ostacolando le partenze"

"L’Europa continua a proteggere i confini e a difendersi da coloro che sono le vittime di un mondo ingiusto. Dovremmo aver imparato negli anni, ormai troppi, che non si fermano gli arrivi ostacolando le partenze, rendendo più difficoltosi i viaggi - afferma padre Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli - L'unico risultato di queste politiche è l’aumento delle morti alle frontiere. La drammatica e cinica conclusione di questo agire è che di fatto riteniamo alcune vite sacrificabili". Che le partenze dalla Libia e dalla Tunisia siano sostanzialmente impossibili da fermare, è un dato di fatto. L'estate alle porte vedrà migliaia e migliaia di persone che tenteranno la fortuna.

Il punto del naufragio

Nell'esprimere profondo cordoglio e dolore per le vittime che si continuano a contare in queste ore, il Centro Astalli "non può far a meno di sottolineare che si tratta di un’ecatombe che l'Europa avrebbe potuto e dovuto evitare. A pochi giorni dal nuovo Patto Ue per la migrazione e l’asilo, la vacua retorica securitaria e l’ipocrita propaganda emergono davanti al terribile naufragio in cui hanno perso la vita esseri umani in cerca di salvezza - dichiara il Centro Astalli - secondo cui si continua a morire alle frontiere d’Europa perché "non vi è un’azione comune di ricerca e soccorso dei migranti ma si continuano a investire risorse sulla chiusura e l'esternalizzazione delle frontiere, facendo accordi con Paesi di transito illiberali e antidemocratici; manca la volontà degli Stati europei di istituire vie d’accesso legali e sicure per chi cerca protezione in Europa, unico vero strumento per contrastare il traffico e la tratta di esseri umani; non si ha il coraggio e l’intelligenza politica di varare un piano europeo per l’accoglienza e la redistribuzione di richiedenti asilo e rifugiati nei 27 Stati membri che superi il Regolamento di Dublino e che non sia gestito solo su base volontaria".

Nell'Egeo ieri le autorità europee avrebbero potuto, dovuto inviare risorse di soccorso adeguate senza indugio? Questa è la grande domanda dell'estate 2023, riforma dell'accoglienza a parte. Se non ci sarà una risposta europea chiara e coordinata anche per i soccorsi in mare, nuove stragi in mare sono una certezza, non un'ipotesi.

Così l'Europa "appalta alle dittature" la gestione dei migranti 

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