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Giovedì, 28 Marzo 2024
Naufragi

Mai così tanti migranti morti nel Mediterraneo dal 2017: le "colpe" di una strage quotidiana

L'agenzia Onu per le migrazioni punta il dito contro i ritardi nei soccorsi nel Mediterraneo e i provvedimenti dell'Italia contro le organizzazioni non governative

Nei primi tre mesi dell'anno 441 persone hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l'Italia attraverso la rotta migratoria del Mediterraneo centrale. "È il primo trimestre più mortale mai registrato dal 2017", ha evidenziato Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), l'agenzia delle Nazioni Unite che monitora le conseguenze del traffico illegale di esseri umani. La rotta del Mediterraneo centrale, usata dagli 'scafisti' per portare i migranti principalmente da Libia, Tunisia e Algeria verso l'Italia e Malta, è considerata dalle Nazioni Unite "la più pericolosa del mondo". E la colpa, a detta dell'Onu, non è tutta dei trafficanti.

Oltre 20mila morti dal 2014

"La persistente crisi umanitaria nel Mediterraneo centrale è intollerabile", ha affermato il direttore generale dell'Oim, Antonio Vitorino. "Con più di 20mila morti registrate su questa rotta dal 2014, temo che questi decessi vengano ormai considerati 'normali'" mentre "gli Stati devono rispondere" anche perché "i ritardi e le lacune nella ricerca e salvataggio in mare da parte dallo Stato stanno costando vite umane". Un vero e proprio rimprovero nei confronti dell'Italia, che nelle ultime ore ha dichiarato lo stato di emergenza sui migranti. 

Ritardi nei soccorsi

I ritardi nei soccorsi sulla rotta del Mediterraneo centrale - viene fatto notare nel report dell'agenzia Onu - hanno giocato un ruolo in almeno sei naufragi avvenuti quest'anno che hanno provocato la morte di almeno 127 persone. La totale assenza di risposta a un settimo caso ha provocato la morte di almeno 73 migranti, si legge nel documento. Il numero di decessi registrati è in ogni caso inferiore a quello delle morti effettive, impossibili da quantificare. 

Mediterraneo

Gli spari sulle Ong

Il 25 marzo - ha ricordato ancora l'Oim - la Guardia costiera libica ha sparato colpi in aria mentre la nave di salvataggio della Ong Ocean Viking stava rispondendo alla richiesta d'aiuto di un gommone in pericolo. Domenica 26 marzo, un'altra nave, la Louise Michel, è stata colpita da un provvedimento di fermo amministrativo in Italia dopo aver salvato 180 persone in mare. Una vicenda che ricorda il caso precedente della Geo Barents, fermata a febbraio e successivamente rilasciata.

Lo stato d'emergenza per i migranti serve davvero?

L'appello

"Salvare vite in mare è un obbligo legale per gli Stati", ha aggiunto Vitorino. "Abbiamo bisogno di vedere un coordinamento proattivo statale negli sforzi di ricerca e soccorso", è stata la richiesta del capo dell'agenzia Onu, che ha fatto appello "allo spirito di condivisione delle responsabilità e solidarietà" affinché gli Stati "lavorino assieme per ridurre la perdita di vite umane lungo le rotte migratorie".

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