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Venerdì, 29 Marzo 2024
Verso il summit

Il muro anti-migranti che divide l'Europa: i moderati Ue sempre più vicini a Meloni

I Paesi sulla rotta balcanica insistono affinché Bruxelles finanzi le barriere ai confini. L'Italia punta a estendere a tutto il blocco il suo nuovo codice sulle ong e incassa il sostegno dei popolari

Non accenna a placarsi il dibattito sullo stanziamento o meno di fondi Ue per la costruzione di muri anti-migranti. Il tema, da settimane sotto i riflettori della politica europea, ieri si è riproposto alla riunione a Bruxelles tra i ministri degli Affari europei. "Le barriere anti-migranti", ha detto il viceministro greco Miltiades Varvitsiotis, "stanno svolgendo un ruolo importante quindi non dovrebbero essere condannate bensì finanziate dalla Commissione europea". La posizione greca è in linea con quella dell'Austria e degli altri Paesi più colpiti dall'aumento di flussi migratori in transito attraverso i Balcani. 

La Francia, invece, ha escluso il finanziamento da parte di Bruxelles delle infrastrutture che impedirebbero l'ingresso di tutti i migranti, inclusi i richiedenti asilo. "Ci sono risorse Ue per aiutare e assistere i Paesi a proteggere i confini esterni, ma non per costruire muri", ha tagliato corto la sottosegretaria francese agli Affari europei, Laurence Boone. Altri Paesi guidati dai governi di centrosinistra hanno escluso il sostegno Ue alle infrastrutture considerate una violazione dei diritti umani. 

L'Italia, politicamente più vicina ai governi che vogliono finanziare i muri coi fondi europei, negli ultimi giorni ha evitato di esporsi sul tema che non la riguarda direttamente, dal momento che gli ingressi illegali verso l'Italia avvengono via mare. Il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, si è invece espresso sulla necessità di "una regolazione a livello europeo delle attività delle ong che operano nel Mediterraneo".

L'obiettivo del governo Meloni è quello di estendere a tutta l'Ue il suo nuovo codice sulle ong che effettuano operazioni di ricerca e salvataggio in mare. Un testo che, ha affermato pochi giorni fa il commissario per i Diritti umani del Consiglio d'Europa (organismo esterno all'Ue), "ostacola la fornitura di assistenza salvavita da parte delle ong nel Mediterraneo centrale" come dimostrato dalle sue prime applicazioni. "Il provvedimento impedisce alle ong di effettuare salvataggi multipli in mare, costringendole a ignorare altre richieste di soccorso in zona se hanno già a bordo persone soccorse, anche quando hanno ancora la capacità di effettuare un altro soccorso", ha affermato il Consiglio d'Europa.

Ma queste critiche sembrano non aver sortito alcun effetto a Bruxelles. La Commissione si è limitata a "prendere visione" del parere del Consiglio d'Europa e non ha ancora attivato alcuna procedura nei confronti del codice. Il Partito popolare europeo, prima forza politica dell'Eurocamera, si è spinto anche oltre, presentando un documento programmatico che include una stretta sulle ong con nuove regole comuni sul modello di quelle approvate dall'Italia. 

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La forza politica tradizionalmente rappresentativa delle forze moderate del centrodestra europeo si è inoltre opposta al "tabù" della Commissione sul finanziamento dei muri ai confini e ha chiesto all'esecutivo europeo di venire incontro alle richieste dei governi nazionali. Un avvicinamento dei moderati alle posizioni più conservatrici che potrebbe tornare utile al governo di Giorgia Meloni, che al vertice europeo di giovedì e venerdì a Bruxelles spera di portare a casa qualche vittoria sul tema dei flussi migratori.

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