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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Multe per le aziende che sfruttano minori e operai all’estero: la svolta dell’industria tedesca

Il Governo di Berlino ha approvato nuove regole che impongono alle imprese tedesche di controllare la catena di produzione dei fornitori stranieri. Oltre a tutelare i diritti umani, andranno rispettati anche gli standard ambientali

Multe in arrivo per le aziende che importano beni o componenti dall’estero prodotti da minori sfruttati o da vittime di lavoro senza tutele. Il giro di vite a difesa dei diritti umani, che andrà a tutelare anche gli standard ambientali, è stato deciso dal Governo tedesco al termine di un lungo confronto interno alla maggioranza. Il disegno di legge, tuttavia, è stato sostanzialmente annacquato dalla pressione dei cristiano-democratici della cancelliera Angela Merkel, che hanno bloccato una proposta socialdemocratica di creare un percorso legale per le parti interessate per citare in giudizio le aziende tedesche e ottenere un risarcimento per lo sfruttamento di catene di produzione che in Europa sarebbero illegali. Il provvedimento viene comunque definito una “svolta storica” nella lotta al lavoro forzato e allo sfruttamento minorile. 

I principi da difendere anche all'estero

La nuova legge, di fatto, costringerà le aziende tedesche ad agire contro le violazioni dei diritti umani e ambientali dei loro fornitori stranieri, invece che far finta di non sapere come certi prodotti arrivano in Germania a prezzo stracciato. Il provvedimento entrerà in vigore a partire dal 2023, per dare il tempo ad aziende e importatori di adeguarsi alle nuove regole. L'obiettivo di Berlino è quello di prevenire, o almeno ridurre al minimo, il lavoro forzato e minorile. Tra i principi ispiratori della legge c’è anche quello di difendere uno standard minimo di salari anche fuori dall’Ue e intervenire per mettere fine alla massiccia distruzione ambientale. 

Le proteste degli industriali

Sebbene ci siano ancora molto nodi da sciogliere sull’importo delle multe, il ministro del Lavoro, Hubertus Heil, ha detto che le sanzioni potrebbero arrivare fino al 10% del fatturato delle aziende coinvolte nello sfruttamento minorile o dei lavoratori senza tutele. Il che significa che gli importi potrebbero facilmente raggiungere cifre nell’ordine dei milioni di euro in alcuni casi. I rappresentanti degli imprenditori hanno avvertito che la legge potrebbe danneggiare la competitività delle società che fanno della Germania la più grande economia europea. Ad esempio, la sola casa automobilistica Volkswagen conta su una rete di 40.000 fornitori in tutto il mondo.

La tutela dei diritti

“Il problema è fuori dai confini tedeschi”, è la risposta del ministro Heil. “La responsabilità dell’industria - ha aggiunto il ministro - non può più fermarsi al cancello della fabbrica”, ma deve “estendersi all'intera catena di approvvigionamento”. Per effetto della legge, le aziende dovranno verificare eventuali violazioni degli standard nella loro catena di approvvigionamento e prendere misure correttive. Anche se le imprese non verranno ritenute direttamente responsabili di eventuali carenze o violazioni, le Ong e i sindacati potranno intentare cause contro di esse a nome dei lavoratori stranieri. 

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