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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Morbillo, crollano i casi nel 2020. Esperti Ue: “Vaccinazione rimane priorità assoluta”

Confinamento e diagnosi erronee tra le principali ipotesi del calo di contagi. Ma le autorità sanitarie vogliono vederci chiaro anche sulla possibile 'dimenticanza' nella segnalazione dovuta all'emergenza coronavirus

Dopo anni di segnali allarmanti, i primi cinque mesi del 2020 hanno segnato una drastica battuta d’arresto nei casi di morbillo in tutta l’Ue. È quanto emerge dai dati dell'Ecdc (Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie) pubblicati su Eurosurveillance. Gli esperti europei notano che “nel 2020 c’è stata un'interruzione inaspettata nella dinamica dell'epidemia di morbillo” verificatasi proprio nei mesi “dell'alta stagione” della patologia. Oltre agli effetti preventivi efficaci dovuti al confinamento imposto dal coronavirus, gli studiosi spiegano il calo dei casi accertati anche con possibili “diagnosi erronee” o “sottodiagnosi”. Da qui il rinnovato impegno nella vaccinazione, che “rimane una priorità assoluta” nella lotta contro il morbillo.

I numeri

“Tra il 1 gennaio e il 31 maggio di quest'anno sono stati segnalati all'Ecdc 1.917 casi di morbillo (1.246 confermati, 390 probabili, 276 possibili e 5 sconosciuti)” nei 30 Paesi europei inclusi nella sorveglianza (Paesi Ue/Spazio economico europeo e Regno Unito). “Dal 2010 - si legge ancora nello studio - è il secondo numero più basso di casi mai segnalato durante la cosiddetta 'alta stagione' (dopo i 1.104 casi di gennaio-maggio 2016). E per la prima volta - rilevano gli esperti - il numero di casi segnalati nel 2020 è diminuito drasticamente tra gennaio (710) e maggio (54)”. 

I casi in Italia

L'Italia, negli ultimi anni sotto i riflettori proprio per i numeri del morbillo e per il nodo delle coperture vaccinali sotto la soglia, ha dati in linea con questo trend imprevisto: in totale i casi notificati tra gennaio e maggio 2020 sono stati 96, e se a gennaio toccavano quota 52 (contro una media 2010-2019 di 152 in questo mese), sono scesi a 35 a febbraio e a 9 a marzo. Mentre ad aprile e maggio l'immobilità totale: zero casi segnalati in entrambi i mesi (contro medie 2010-2019 di 334 e 370 casi). Il tutto mentre, proprio da fine febbraio, il Belpaese era nella fase più dura della pandemia di Covid-19 e a marzo scattava il lockdown su tutto il territorio nazionale. Fattori non di poco conto che, ragionano gli esperti, potrebbero aver avuto un impatto anche sul morbillo “in diversi modi”. Le più recenti epidemie di morbillo si sono verificate nel periodo 2010-2012 e 2017-2019, con l'Italia fra i Paesi più nel mirino. Buchi nell'immunizzazione (per esempio alcune fasce d'età scoperte) e tassi di vaccinazione subottimali nella maggior parte dei Paesi sono stati i principali fattori associati alle ultime ondate epidemiche, ricordano gli autori del report.

I motivi del crollo

Formulando delle ipotesi sulle ragioni del crollo dei casi, gli esperti notano che “in primo luogo il morbillo condivide le stesse vie di trasmissione di Covid-19. Pertanto, qualsiasi misura di controllo applicata a Covid può influenzare anche l'incidenza del morbillo”. Ma d’altro canto “la pandemia è stata responsabile delle interruzioni di servizi sanitari negli ospedali e nella medicina di base che potrebbero aver compromesso l'accesso alle cure”. “Con gli ospedali sopraffatti dall'afflusso di malati Covid e bisognosi di riorganizzazione - sostengono gli studiosi - anche le pratiche cliniche sono state messe a dura prova”. “Ci sono pochi dati”, si legge nel report, nel quale non si esclude che “i pazienti abbiano richiesto meno cure”. Si ammette inoltre “il fenomeno della sottodichiarazione dei casi di morbillo”, già presente “prima della pandemia” ma che “potrebbe essere peggiorato nei mesi di emergenza Covid”. I medici potrebbero anche aver considerato la notifica di casi sporadici di morbillo meno prioritaria”, si legge nel dossier. La continuità nella vaccinazione “rimane una priorità assoluta”, concludono gli esperti, parallelamente all'impegno per “garantire che i sistemi di sorveglianza non collassino”.

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