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Mercoledì, 17 Aprile 2024
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Libia, salta la missione Ue voluta da Di Maio

Il governo di Tripoli ha annunciato che non ci sarà l'incontro con alcuni ministri dell'Unione, tra cui il leader del M5s. Intanto, la Turchia ha già inviato le prime truppe verso il Paese nordafricano

Doveva servire, almeno nelle intenzioni, a fermare l'escalation e impedire una guerra civile. Ma le condizioni sul campo sono sempre più critiche: nelle scorse ore un raid aereo ha colpito un'accademia militare a sud di Tripoli uccidendo 30 persone. Il governo della Libia ha fatto sapere di non poter garantire la sicurezza e ha annunciato che la missione dell'Unione europea prevista per il 7 gennaio a Tripoli non si terrà.

A sollecitare questa missione era stato, tra i primi, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che aveva ottenuto il benestare dell'Alto rappresentante Ue Josep Borrell e la partecipazione dei colleghi di Francia, Germania e Regno Unito. La missione era stata la risposta europea al precipitare della situazione nel Paese, dove le truppe del generale Khalifa Haftar stanno lanciando quello che potrebbe essere l'assalto finale al governo di accordo nazionale di Fayez al-Serraj, unica istituzione riconosciuta dall'Onu. Ma la mossa dell'Ue, bocciata come tardiva da esponenti dello stesso esecutivo libico, mirava anche a porre un freno all'iniziativa del presidente turco Recep Erdogan, che dopo aver sottoscritto una serie di accordi con lo stesso al-Serraj, ha chiesto e ottennuto dal suo Parlamento l'invio di truppe a sostegno del governo di Tripoli.

Le truppe sono già in viaggio. "Andiamo a rafforzare la posizione di quello che è un governo legittimo che ci ha chiesto di intervenire", ha detto Erdogan: "La nostra non è una spedizione di legionari - ha aggiunto, forse in riferimento ai combattenti che, secondo diverse fonti, la Russia avrebbe inviato nelle scorse settimane a sostegno di Hafatr - Il compito dei nostri soldati è il coordinamento. Li' svilupperanno il centro operativo", ha spiegato ancora Erdogan.

L'intervento della Turchia, che in cambio ha ottenuto da Tripoli una sorta di lasciapassare per operare in una zona del Mediterraneo strategica per lo sfruttamento di giacimenti di gas (su cui Cipro rivendica la propria autorità), preoccupa non poco il nostro Paese, che finora ha sostenuto il governo di al-Serraj. Dando maggiore forza a chi, come la Francia, ha sempre tenuto aperti i canali con Haftar in barba ai propositi del generale di rovesciare un governo riconosciuto dall'Onu. 

Le divisioni tra Roma e Parigi hanno alla lunga provocato una rottura tra l'Ue e l'esecutivo di Tripoli, che ha deciso di rompere gli indugi e stringere apertamente un accordo con Erdogan. Mettendo in imbarazzo la stessa Onu. Oggi, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, si terrà una riunione a porte chiuse su richiesta della Russia. Ma la ricerca di una soluzione internazionale condivisa, tanto più in giorni di tensioni anche sul fronte iracheno, sembra destinata a fallire.

A dare maggiore forza all'intervento turco è stato l'attentato all'accademia militare di Tripoli. In un video si vede un ordigno precipitare al centro di un gruppo di militari nel cortile della caserma ad al-Hadba al-Khadra, un quartiere residenziale, ed esplodere lasciando tutti a terra. In pochi riescono a rialzarsi e allontanarsi. Tripoli ha condiviso le immagini dell'attacco sui social network attribuendo l'azione alle truppe della Cirenaica guidate da Haftar. Il portavoce delle forze di Haftar, Ahmad al-Mismari, ha negato il coinvolgimento e ha accusato i terroristi come al Qaeda, l'Isis o i Fratelli Musulmani.

Il ministro degli Esteri Di Maio ha avuto un colloquio telefonico con l'omologo Mohamed Siyala, al quale ha espresso le condoglianze al governo, condannando l'attacco. "Ogni azione militare - ha detto - provoca sofferenze ingiuste alla popolazione civile, aggrava la crisi umanitaria e alimenta una pericolosissima escalation del conflitto. L'Italia rifiuta la logica del confronto militare, che nelle ultime settimane ha coinvolto in misura crescente obiettivi civili e causato ulteriori, ingiustificate sofferenze all'amico popolo libico. L'Italia - ha sottolineato Di Maio - è fermamente convinta che non vi sia alcuna scorciatoia militare per raggiungere una soluzione durevole e sostenibile alla crisi libica e chiede pertanto a tutte le parti un'immediata cessazione di ogni tipo di azione militare e il ritorno ad un percorso di dialogo politico sotto egida Onu". Parole che, pero', rischiano di restare lettera morta. 

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