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Giovedì, 28 Marzo 2024
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La ministra di Londra si rifiuta di aiutare i figli dei rifugiati (come lei)

Priti Patel, i cui genitori sono richiedenti asilo accolti nel Regno Unito, non vuole accogliere i minori migranti in pericolo nei campi d'accoglienza greci che sono a rischio coronavirus

Il Regno Unito, ormai prossimo dall'uscita a tutti gli effetti dall'Unione europea, non intende mostrare solidarietà con la Grecia che chiede aiuto per l'assistenza ai bambini rifugiati che vivono in condizioni estreme nei campi delle isole del Paese, campi prossimi al collasso a causa del coronavirus.

Il 'No' di Patel

E il pugno duro arriva proprio dalla responsabile degli Interni di Londra, Priti Patel, lei stessa figlia di richiedenti asilo accolti dal Regno Unito negli anni Sessanta. Come racconta il Guardian il 13 marzo Medici Senza Frontiere ha scritto alla Segretaria di Stato chiedendole di "aumentare in modo significativo" il numero di bambini rifugiati trasferiti nel Regno Unito e di "facilitare l'evacuazione urgente" di coloro che hanno condizioni di salute croniche e complesse, e che sono quindi maggiormente a rischio. Da Patel nemmeno una risposta. Solo settimane dopo, il 31 marzo, è stato l'Ufficio Affari Esteri a comunicare che il Regno Unito avrebbe continuato a sostenere l'attuazione dell'accordo Ue-Turchia, che negli ultimi quattro anni ha mirato a impedire ai richiedenti asilo di recarsi in Europa.

Confini aperti dalla Turchia

Ma l'emergenza in Grecia è iniziata proprio quando a fine febbraio il governo di Recep Tayyip Erdoğan ha deciso di non trattenere più i richiedenti asilo e di far saltare il patto stretto con l'Europa. Da allora sono almeno circa 150mila richiedenti asilo, principalmente siriani, che hanno attraversato il confine nord-occidentale turco e sono entrati in Grecia. Per aiutare Atene è stato attivato uno schema europeo che punta alla creazione di una "coalizione di volenterosi" che si faccia carico del ricollocamento di almeno 1.600 bambini e adolescenti, tutti minori non accompagnati che affollano i campi delle isole greche. Ma al momento sono pochi i Paesi che si sono detti disposti a fare la propria parte: Germania, Lussemburgo, Belgio, Finlandia, Francia, Lituania, Portogallo, Irlanda, Croazia, Lussemburgo e Bulgaria.

Msf contro Londra

Vickie Hawkins, direttore esecutivo di Msf Uk, ha definito la risposta di Londra "vergognosa", ribadendo che secondo la Ong lo stesso accordo con la Turchia era una forma di abbandono delle responsabilità dell'Ue nei confronti dei rifugiati. "Questo accordo cinico intrappola migliaia di persone - molte delle quali bambini o profondamente vulnerabili - in condizioni squallide sulle isole greche". Per Hawkins "il governo del Regno Unito deve smettere di sacrificare i diritti fondamentali dei rifugiati per il bene del suo programma di migrazione".

La linea dura di Johnson sul'immigrazione

Con la Brexit alle porte il governo di Boris Johnson ha deciso di dare il via a una stretta fortissima all'immigrazione, mettendo in piedi un sistema come quello australiano basato sui punti che offre una via di ingresso preferenziale per i lavoratori identificati come altamente qualificati o “eccezionali”, e anche per imprenditori che intendono investire e creare nuove attività commerciali sul territorio britannico, mentre regole più dure si applicheranno ai lavoratori “scarsamente qualificati” a cui sarà permesso di entrare nel Regno Unito solo in caso ci sia una carenza di manodopera in un determinato settore.

Patel figlia di rifugiati

Il sistema è stato pensato proprio da Patel, nonostante sia figlia di due immigrati indiani scappati dall'Uganda negli anni sessanta per sfuggire alle persecuzioni in corso nel Paese nei confronti di questa minoranza che era presente nello Stato africano. La politica conservatrice è sempre stata una forte sostenitrice della chiusura dei confini e della Brexit.

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