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Giovedì, 28 Marzo 2024
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“Riaprire le miniere in Italia, le risorse ci sono. Ma si preferisce comprarle dalla Cina”

L’attività estrattiva di materie prime, secondo i rappresentanti del settore, è penalizzata dalle regole Ue che impediscono aiuti di Stato. Nel mentre, Pechino e Washington sovvenzionano i giacimenti “strategici” anche in vista del boom della mobilità elettrica

L’Unione europea oggi importa la maggior parte delle materia prime che utilizza. L’Ue è in deficit commerciale dal 2002 e, durante lo scorso anno, lo squilibrio a favore degli altri Paesi - principalmente della Cina - è arrivato a quota 31 miliardi di euro. Eppure in Europa, e anche in Italia, le risorse da estrarre ci sono. È quanto affermano numerosi studi condotti nell’ambito della European Innovation Partnership sulle materie prime. 

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Un potenziale dimenticato

Corina Hebestreit - direttrice di Euromines, organizzazione europea di categoria dell'industria mineraria dei metalli e dei minerali - vedrebbe anche un futuro per l’attività estrattiva in Italia, in gran parte interrotta qualche decennio fa. “L’Italia ha tante risorse, ma deve avere la volontà di utilizzarle e di non andare a reperirle sul mercato”. Il settore minerario, tanto nel Belpaese quanto nel resto d’Europa, è stato invece abbandonato al suo destino quando è arrivata la concorrenza degli altri Paesi. 

La manodopera a basso costo

Oltre il 50% delle principali riserve si trova infatti in Paesi con un reddito nazionale lordo pro capite pari o inferiore a 10 dollari al giorno. Eppure, garantisce la Hebestreit, non è questo l’unico motivo che ha costretto tante miniere europee chiudere i battenti. 

Aiuti alle miniere in Cina e Usa

“È molto difficile competere quando hai una concorrenza così forte della Cina, che sostiene le attività estrattive nei suoi giacimenti con aiuti di Stato”, sottolinea la direttrice della lobby mineraria. “E, come se non bastasse, è arrivato anche l’America First”, dice alludendo alla politica portata avanti da Donald Trump che, in parole povere, usa qualunque mezzo - dagli aiuti ai dazi, dalla politica commerciale agli accordi con altri Paesi - per sostenere e incrementare la produzione interna agli Stati Uniti d’America. 

Materie prime per le batterie

L’Europa ha invece scelto la strada dell’approvvigionamento esterno delle materie prime, rinunciando alla ‘sovranità’ mineraria. “Come facciamo ad abbassare la dipendenza dal carbone - si chiede la Hebestreit - senza estrarre materie prime necessarie per produrre batterie elettriche?”. 

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La Commissione Ue, tra le strategie ideate per risolvere il problema, ha messo in campo, nel corso della scorsa legislatura, la European Battery Alliance - volta a creare una filiera industriale europea delle batterie - e la già menzionata European Innovation Partnership sulle materie prime. Tra le attività portante avanti da quest'ultimo programma finanziato dall’Ue, c’è anche un monitoraggio delle risorse minerarie che parte da una serie di studi geologici condotti su tutti i Paesi membri. E che offre il quadro completo delle risorse reperibili nell'Ue. 

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